Roma – Per un elettrocardiogramma sono sufficienti 15 minuti. E quanto tempo ci vorrà mai per una visita oncologica durante la quale magari occorre comunicare per la prima volta ad un paziente che ha un tumore? Bastano e avanzano venti minuti.
Lo stesso tempo che occorre al ginecologo per una visita di controllo. Per una risonanza magnetica sono concessi addirittura a 50 minuti. Sufficienti 5 minuti invece per un’ elettromiografia semplice, il tempo di bere un caffé.
E’ l’ultima delibera della Regione Lazio in materia di sanità. In questo caso i responsabili della scelta non sono i medici, che anzi protestano, ma il governatore Nicola Zingaretti che, per evidenti motivi di risparmio, ha decretato la durata massima per 63 esami specialistici per «implementare la produttività e l’efficienza nell’erogazione delle visite specialistiche» assicurando «tempi giusti e adeguati» per le prestazioni.
Una tabella dettagliata che riguarda in particolare le prestazioni specialistiche ambulatoriali ritenute critiche, ovvero quelle che generano liste d’attesa interminabili. Dunque tempi contingentati per risonanze: al massimo 50 minuti anche con contrasto; tac: al massimo 30 minuti; ecografie: solo 30 minuti per un addome completo; mammografie da fare in al massimo 20 minuti. E tutte le visite specialistiche da risolvere in 20 minuti per ortopedia, gastroenterologia e pneumologia ma fino a 30 per cardiologia ed endocrinologia. Come se i pazienti fossero tutti uguali. Nel documento si specifica pure che i tempi sono stati decisi consultando i diretti interessati ovvero i medici del Sumai, il Sindacato Unico Medicina Ambulatoriale Italiana.
Circostanza prontamente smentita proprio da Antonio Magi, Segretario generale del Sumai. «Non si può fare un’elettromiografia semplice in 5 minuti o prevedere che una visita oncologica ne duri 20 quando c’è da considerare l’aspetto umano, empatico e dell’ascolto del paziente -ha spiegato Magi- Sono tempi irrealizzabili e anche pericolosi per la salute dei pazienti perché in così poco tempo un professionista non può svolgere un’analisi accurata».
E dato che il tempario potrebbe essere adottato anche in altre regioni la Fnomceo, la Federazione degli Ordini dei Medici, ricorda che la scienza medica non può funzionare come una fabbrica e che imporre tempi rigidi rappresenta «un pericolo per la salute dei pazienti e lo svilimento della relazione di cura» e dunque chiede «il ritiro delle disposizioni sui tempari nelle Regioni nelle quali sono stati approvati».
Per il presidente della Fnmoceo Roberta Chersevani, non è pensabile dover interrompere «un’ecografia morfologica sino a che non si ha la piena certezza che il feto sia sano» oppure di non potere prendere «tutto il tempo necessario per comunicare una diagnosi infausta».