Chi ha voglia di lavorare ha bisogno del lavaggio del cervello per convincersi? La Raggi pensa di sì.
Non bastava mica il “contributo per l’affitto” da 800 euro al mese per due anni ai rom che dal 2018 abbandoneranno i campi nomadi della Capitale. No: la giunta di Virginia Raggi ha ben pensato che i nomadi avessero bisogno anche di un “mental coach” per superare il dramma e riuscire a trovare un lavoro. A spese di chi? Dei contribuenti, ovvio.
Se non ci credete, basta andare a legge il bando del Piano Rom emesso dal Comune di Roma. Come scrive oggi il Messaggero, sul capitolato di gara si legge che tra le “azioni per l’inclusione lavorativa” c’è anche la messa a disposizione di “monitoring and personal coaches”. Cosa dovranno fare questi “professionisti del benessere”? Facile: dovranno
“fornire il supporto adeguato in termini di strumenti e competenze per le prime fasi di avvio delle iniziative imprenditoriali aiutando gli ideatori a fare le scelte giuste in ordine ai processi lavorativi e strategici”. Inoltre, sono previsti anche corsi di “talent management” e “personal development programs”.
Un vero e proprio pacchetto completo per integrare i nomadi e farli diventare ottimi imprenditori.
“La formazione – si legge nel bando – dovrà essere integrata con alcuni moduli individuali non solo incentrati sulla autovalutazione e sul miglioramento delle proprie competenze, ma anche alla promozione di momenti di scambio tra i partecipanti per potenziare le tecniche comunicative e organizzative fino a quelle strategico-finanziarie”.
Quando i costerà? Non è ancora dato sapere. Se non che l’intero Piano Rom dovrebbe richiedere 3,8 milioni di euro al Campidoglio, in buona parte provenienti da fondi dell’Ue. Di certo c’è che il Comune finanzierà anche l’avvio di “attività imprenditoriali” dei nomadi con 5mila euro a testa. Un bel regalo. Che anche molti italiani vorrebbero.