Ecco come i sindacalisti triplicano le proprie pensioni

Triplicare l’ultimo stipendio versando la contribuzione aggiuntiva dovuta al ruolo sindacale nella quota A (che riguarda le occupazioni fisse e continuative) invece che nella quota B (che raccoglie i contributi di chi esercita un ruolo temporaneo e provvisorio): è questo l’escamotage che alcuni sindacalisti avrebbero messo in atto per poter avere una pensione anche tripla, secondo la ricostruzione fatta dal “Corriere della Sera”. Una sentenza della Corte dei Conti avrebbe condannato questo “trucco”, ma nonostante tale pronunciamento, il Ministero del Lavoro ha fatto sapere che lo stop a queste operazioni vale solo per il futuro.

La sentenza della Corte dei conti – La magistratura contabile ha dato torto a un maestro elementare che era stato sindacalista e segretario della Gilda (il sindacato scolastico) che aveva fatto ricorso perché la sua contribuzione aggiuntiva dovuta alle sue mansioni sindacali era stata solo parzialmente “valorizzata”. Secondo però, i giudici quei contributi non possono essere calcolati nella quota A che riunisce i contributi versati per l’occupazione fissa e continuativa. Il maestro infatti, era riuscito a passare dall’iniziale compenso di 2mila euro nel 2009, agli 8mila euro a ridosso della pensione.

I controlli dell’Inps – Sulla scorta di tale sentenza, l’Inps ha effettuato una serie di controlli su 119 pensioni decorrenti dal 1997 al 2016, scoprendo che con l’escamotage di conteggiare i contributi aggiuntivi nella quota A invece che nella quota B, c’è chi ha avuto un incremento compreso tra un minimo del 18,9% a un massimo del 62,5%.

La risposta del Ministero del Lavoro – In vista del pensionamento di 1400 soggetti in posizione simile, l’Inps ha chiesto allora al Ministero del Lavoro delle indicazioni su come comportarsi in futuro, cioè se seguire i dettami della Corte dei Conti oppure concedere pensioni “gonfiate” a chi ha spostato i contributi nella quota più vantaggiosa. Dopo quattro mesi il dicastero guidato da Giuliano Poletti ha risposto che “anche gli emolumenti sindacali erogati con carattere di fissità e continuità vanno valorizzati ai fini del computo nella quota A”. Si ammette che andrebbero evitati “gli abusi del diritto che si possono realizzare attraverso incrementi anomali delle retribuzioni dei rappresentanti sindacali a ridosso del collocamento in quiescenza al sono fine di conseguire sproporzionati e ingiusti vantaggi in termini di prestazione pensionistica”. Come a dire: va bene tagliare gli escamotage, ma solo in futuro, in barba alla sentenza della Corte dei Conti.

Le reazioni – Il segretario generale della Uil Carmelo Barbagallo ha aspramente criticato il presidente dell’Inps per aver sollevato la polvere del caso: “Boeri rischia solo di creare contenziosi che creerebbero problemi all’Inps”. Di parere simile il segretario confederale Cisl Gigi Petteni: “E’ normale che in un paese in cui l’Inps dovrebbe vergognarsi di alcuni disservizi il suo presidente abbia come unico hobby quello di rompere le scatole ai sindacati?”. TGCOM24