Tra un Russiagate inventato di sana pianta, e una cyberwar al giorno, spunta Cyber-Berkut, un gruppo di hacker che, dal nome si direbbe di provenienza ukraina, ma ucraina dissidente.
I documenti, resi noti nei giorni scorsi riguardano uno sconosciuto molto conosciuto in Ucraina: un tale Thomas Welhe (si direbbe di provenienza tedesca, a riprova che il vero internazionalismo odierno è quello dei trafficanti di denaro sporco).
A questo mondo, come vedremo tra poco, sarebbero collegati Bill e Hillary Clinton. Ma procediamo con ordine. Thomas Welhe è capo del Consiglio di Amministrazione della Viktor Pinchuk Foundation. E qui entriamo nel vivo. Pinchuk è uno dei mega oligarchi ucraini, genero, tra l’altro dell’ex presidente Leonid Kravchuk (quello che con Boris Eltsin e il bielorusso Shushkevic, decretò a Brest la fine dell’Unione Sovietica, l’8 dicembre del 1991). A Pinchuk fanno capo una decina di banche ucraine, quasi tutte dotate di una dipendenza off-shore nel Belice e a Cipro.
Tutte queste banche, che qui non elencheremo per economia di spazio, hanno ricevuto decine di milioni di dollari provenienti dal Fondo Monetario Internazionale. Quei soldi, teoricamente servivano per aiutare l’economia dell’Ucraina, sull’orlo del fallimento. E, per questa ragione, furono ufficialmente erogati.
Qui sono andati a guardare gli sconosciuti di Cyber-Berkut. Anche loro, per risparmiare tempo, si sono concentrati su due delle banche principali del signor Pinchuk: la Dnepr Bank e la Delta Bank. Scoprendo che negli ultimi cinque anni, cioè dal 2012 ad oggi, la Viktor Pinchuk Foundation (la quale, chissà perché?, ma bisogna chiederlo al FMI, avrebbe canalizzato le più grosse tranches dell’erogazione del Fondo) ha trasferito alla Fondazione Clinton “da 10 a 15 milioni di dollari”. Le più grosse porzioni essendo volate da Kiev a Washinton nel corso del 2015-2016, guarda caso mentre infuriava la campagna delle presidenziali americane.
“Volate” è espressione metaforico-letteraria. Con tutta probabilità quei denari non sono mai usciti da Washington, sede dell’FMI, ma sono passati da una banca americana all’altra, fino ad approdare sui conti correnti della Fondazione Clinton. Il che fa ricordare il destino dei 4,5 miliardi di dollari che costituivano la tranche del Fondo Monetario Internazionale (Presidente Michel Camdessus) che avrebbe dovuto salvare la Russia di Eltsin nel 1998, e che finirono tutti nelle banche degli oligarchi russi (primo destinatario il famoso Khodorkovskij, allora capo di Menatep).
Ma questa è storia, che raccontai nel mio libro (seconda edizione italiana) Russia Addio. Potrebbe essere interessante andare a verificare se lo schema è stato lo stesso. Ma le lettere pubblicate da Cyber-Berkut offrono molto materiale utile per capire come funziona la politica americana e quella attuale dell’Ucraina. Si scopre, ad esempio che, nel luglio 2014, cinque mesi dopo il colpo di stato che cacciò sanguinosamente Viktor Janukovic, il nostro Thomas Welhe organizzava a Kiev incontri solenni, con abbondante copertura televisiva, tra l’ex presidente Bill Clinton e il premier in carica Yatseniuk, con l’aggiunta del “potenziale”, futuro presidente Petro Poroshenko.
La parola “potenziale” la usa, nella mail in questione, lo stesso Welhe. Che rivela doti profetiche. Infatti Poroshenko diventerà davvero presidente, ma dopo qualche mese. In quegl’incontri sono previsti anche incontri diretti tra Clinton e il banchiere Pinchuk, oltre a iniziative di chiaro sapore mecenatesco, come quello tra l’americano e la signora Elena Pinchuk, nella sua qualità di presidentessa della Fondazione anti-AIDS. Non è escluso che in quegli incontri si sia discussa la modalità della distribuzione dei fondi.
Non sarà inutile qui ricordare che, al tempo di Yatseniuk premier, venne nominata ministro delle Finanze di Ucraina Natalia Yaroshko, cittadina americana e businesswoman, mentre la Banca di Stato veniva affidata alla signora Natalia Gontareva, proveniente dalla Dnepr Bank di Pinchuk. Tutti uomini e donne giusti, ai posti giusti. Adesso ne sappiamo di più circa chi pagò parte della campagna elettorale di Hillary. Siamo stati noi.
Giulietto Chiesa it.sputniknews.com/