- Il caso di Eric X. e della sua vittima 23enne rivela ancora un volta il fallimento sistematico delle autorità tedesche a far rispettare la legge e garantire la sicurezza pubblica. Un fallimento nei controlli dei migranti in arrivo. Un fallimento a perseguire e incarcerare i criminali. Un fallimento a espellere i richiedenti asilo allo sbando e un fallimento da parte della polizia a prendere sul serio la crisi delle violenze sessuali commesse da migranti che sta travolgendo la Germania.
- Il problema dei reati sessuali perpetrati da migranti in Germania è aggravato dal sistema giudiziario indulgente del paese, un sistema in cui i criminali ricevono condanne relativamente miti, anche per reati gravi. In molti casi, gli individui che sono arrestati per reati a sfondo sessuale vengono rilasciati dopo essere stati interrogati dalla polizia. Questa pratica consente ai sospetti criminali di continuare a delinquere rimanendo di fatto impuniti.
- A Berlino, un tribunale ha assolto un 23enne turco accusato di stupro perché la sua vittima non è riuscita a dimostrare di non essere consenziente. La corte ha ascoltato la deposizione della donna che ha raccontato come l’uomo le avesse spinto la testa tra le sbarre di acciaio della testata del letto, violentandola ripetutamente per più di quattro ore. La vittima ha detto di aver implorato l’uomo di fermarsi, di aver opposto resistenza e di avergli graffiato la schiena, finché estenuata ha ceduto. A quel punto, il giudice le ha chiesto: “È possibile che in quel momento l’imputato abbia pensato che lei fosse d’accordo?”
Due poliziotti tedeschi sono stati rimossi dalle loro funzioni dopo non essere riusciti adeguatamente a fornire aiuti di emergenza a una donna che era stata violentata da un migrante a Bonn.
La mancanza di attenzione da parte della polizia ha accresciuto la sensazione che le autorità tedesche non stanno prendendo sul serio una crisi degli stupri in cui migliaia di donne e bambini tedeschi sono vittime di aggressioni sessuali da quando la cancelliera Angela Merkel ha permesso a più di due milioni di migranti provenienti dall’Africa, dall’Asia e dal Medio Oriente di entrare nel paese.
L’episodio si è verificato poco dopo la mezzanotte del 2 aprile, quando una ragazza di 23 anni è stata violentata in un campeggio all’interno della riserva naturale di Siegaue. Quando il fidanzato 26enne della giovane, in preda al panico, chiama il numero di emergenza della polizia per chiedere aiuto, parla con una poliziotta dicendo: “Un uomo nero sta stuprando la mia ragazza. Ha un machete”. E la poliziotta gli risponde: “Mi sta prendendo in giro?” (“Sie wollen mich nicht verarschen, oder?“). E il giovane replica: “No, no”. Ma l’agente non gli crede e dopo alcuni istanti di silenzio promette di mandare sul posto una pattuglia, aggiungendo: “grazie e arrivederci” per poi mettere giù rapidamente il telefono.
Pochi minuti dopo, il ragazzo richiama il numero di emergenza e parla con un altro agente dicendo: “Salve, poco fa ho parlato con la sua collega”. E il poliziotto: “Di che si tratta?” Il ragazzo replica: “La mia ragazza è stata violentata”. E l’agente: “È accaduto qui Sieague, giusto?” Il giovane risponde: “Esattamente”. Allora il poliziotto lo esorta a telefonare alla stazione di polizia di Siegburg, una città a nord di Bonn. E prima di riagganciare aggiunge: “Possono coordinare debitamente quanto accaduto”.
La pattuglia è arrivata sul posto circa venti minuti dopo. Frank Piontek, portavoce del dipartimento di polizia di Bonn, dapprincipio ha difeso la condotta degli agenti dicendo: “Anche se la polizia avesse gestito la segnalazione in modo diverso, nulla avrebbe potuto essere fatto per fermare lo stupro”. Ma di fronte all’ondata di indignazione pubblica, il dipartimento di polizia di Bonn ha annunciato il 31 maggio – due mesi dopo la violenza – che ai due poliziotti coinvolti nel caso non sarebbe stato “mai più” permesso di essere in servizio presso la sala operativa per le emergenze.
Intanto, sei giorni dopo lo stupro, la polizia ha arrestato un sospetto, un 31enne ghanese in cerca di asilo di nome Eric Kwame Andam X., risultato positivo al test del Dna. L’uomo era ben noto alla polizia di Bonn perché era già stato arrestato cinque volte per una serie di reati, senza mai essere processato e sempre rimesso in libertà. In seguito è emerso che nel 2016 era fuggito dal Ghana dopo aver ucciso il cognato.
Una volta lasciato il paese, Eric X., il cui padre defunto era uno dei più importanti produttori di cacao del Ghana, ha raggiunto la Libia. Da lì ha attraversato il Mar Mediterraneo ed è arrivato in Italia, dove ha chiesto asilo e ha vissuto nove mesi in un centro di accoglienza per migranti.
All’inizio del 2017, l’uomo è salito su un treno a Roma e il 10 febbraio è giunto in Germania, dove ha chiesto asilo. Un mese dopo, i funzionari tedeschi hanno respinto la sua richiesta di asilo. Eric X. avrebbe dovuto essere espulso il 17 marzo – due settimane prima della violenza a Bonn – ma un avvocato esperto in immigrazione ha fatto istanza a suo nome per appellarsi alla decisione in materia di asilo, anche se la legislazione dell’Unione Europea prevede chiaramente che Eric X. potesse fare richiesta di asilo in un solo paese dell’UE, nel suo caso in Italia [perché è stato il primo paese membro dell’UE in cui è arrivato]. I giudici locali non sono stati in grado di decidere tempestivamente in merito al ricorso, a causa di un sovraccarico di casi analoghi.
Il caso di Erc X. e della sua vittima 23enne rivela ancora un volta il fallimento sistematico delle autorità tedesche a far rispettare la legge e garantire la sicurezza pubblica. Un fallimento nei controlli dei migranti in arrivo. Un fallimento a perseguire e incarcerare i criminali. Un fallimento a espellere i richiedenti asilo allo sbando e un fallimento da parte della polizia a prendere sul serio la crisi delle violenze sessuali commesse da migranti che sta travolgendo la Germania.
Un rapporto annuale sulla “Criminalità nell’ambito della migrazione” (Kriminalität im Kontext von Zuwanderung) – pubblicato dall’Ufficio federale della polizia criminale (Bundeskriminalamt, BKA) il 27 aprile – ha registrato un aumento di quasi il 500 per cento dei reati a sfondo sessuale commessi da immigrati (aggressioni sessuali, stupri e abusi sessuali sui minori) nel corso degli ultimi quattro anni.
Nel report si legge che nel 2016 i migranti (Zuwanderer in tedesco, ossia richiedenti asilo, profughi e immigrati irregolari) hanno commesso 3.404 reati a sfondo sessuale – circa nove al giorno. Questo dato indica un aumento del 102 per cento rispetto al 2015: 1.683 reati sessuali – circa cinque al giorno. Nel 2014 e nel 2013, sono stati compiuti rispettivamente 949 – circa tre al giorno – e 599 – circa due al giorno – crimini a sfondo sessuale
Secondo il rapporto, nel 2016, la maggior parte degli autori di questo genere di reati provenivano dalla Siria (aumentati del 318,7 per cento rispetto al 2015); dall’Afghanistan (aumentati del 259,3 per cento); dall’Iraq (aumentati del 222,7 per cento); dal Pakistan (aumentati del 70,3 per cento); dall’Iran (aumentati del 329,7 per cento); dall’Algeria (aumentati del 100 per cento) e dal Marocco (aumentati del 115,7 per cento).
Il problema dei reati sessuali perpetrati da migranti in Germania è aggravato dal sistema giudiziario indulgente del paese, un sistema in cui i criminali ricevono condanne relativamente miti, anche per reati gravi. In molti casi, gli individui che sono arrestati per reati a sfondo sessuale vengono rilasciati dopo essere stati interrogati dalla polizia. Questa pratica consente ai sospetti criminali di continuare a delinquere rimanendo di fatto impuniti.
Ad Amburgo, ad esempio, un richiedente asilo afgano di 29 anni ha abusato di una ragazzina di 15 anni mentre dormiva in una stanza di un ospedale della città. L’afgano era stato ricoverato al pronto soccorso per avanzato stato di ebbrezza alcolica. Lasciato senza sorveglianza, l’uomo dapprima è entrato nella stanza dove c’era una donna di 29 anni che lo ha convinto a lasciarla in pace. Poi, l’afgano si è introdotto nella stanza della 15enne e ha compiuto atti sessuali su di lei. L’uomo è stato arrestato e rilasciato. La polizia ha detto che non sussistevano motivi sufficienti per denunciarlo.
Sempre ad Amburgo l’8 giugno un tribunale ha stabilito che Ali D., un immigrato 29enne iracheno che ha violentato una ragazzina di 13 anni nella stazione della metropolitana di Jungfernstieg, non può essere ritenuto colpevole dell’accusa di violenza sessuale su minore (Sexueller Missbrauch von Kindern) perché non poteva sapere che la vittima avesse meno di 14 anni. Secondo la legge tedesca, gli under 14 vengono considerati dei bambini. Essendo caduta l’accusa di abuso sessuale su minore, Ali D. è accusato soltanto di stupro, che in questo caso comporta una condanna fino a quattro anni di carcere. La corte si è dimostrata clemente perché Ali D. – che è fuggito in Ungheria dopo lo stupro per poi essere estradato in Germania il 2 marzo – ha confessato di aver violentato la ragazzina. Il tribunale ha inoltre detto che Ali D. aveva una “responsabilità ridotta” (verminderte Schuldfähigkeit) perché aveva commesso la violenza da ubriaco.
Lo stesso tribunale aveva già condannato con la condizionale un gruppo di adolescenti serbi che avevano stuprato una ragazzina di 14 anni e l’avevano lasciata mezza morta all’addiaccio con temperature sottozero. All’epoca, il giudice disse che sebbene “la pena potesse sembrare leggera all’opinione pubblica”, i ragazzi avevano tutti confessato, apparivano pentiti e non rappresentavano un pericolo per la società.
La sentenza, che di fatto ha permesso di lasciare a piede libero gli stupratori, ha generato un raro momento di indignazione pubblica riguardo al problema dei crimini sessuali commessi da migranti in Germania. Una petizione online che ha chiesto che i ragazzi scontassero la pena in carcere ha raccolto più di 100 mila firme e i pubblici ministeri hanno detto che avrebbero impugnato la sentenza. La Corte d’Appello non ha ancora deciso però di riesaminare il caso.
A Berlino, un tribunale ha assolto un 23enne turco accusato di stupro perché la sua vittima non è riuscita a dimostrare di non essere consenziente. La corte ha ascoltato la deposizione della donna che ha raccontato come l’uomo le avesse spinto la testa tra le sbarre di acciaio della testata del letto, violentandola ripetutamente per più di quattro ore. La vittima ha detto di aver implorato l’uomo di fermarsi, di aver opposto resistenza e di avergli graffiato la schiena, finché estenuata ha ceduto. A quel punto, il giudice le ha chiesto: “Potrebbe darsi che in quel momento l’imputato abbia pensato che lei fosse d’accordo?” La corte ha detto che era impossibile accertare se si fosse trattato di uno stupro o semplicemente di “sesso selvaggio”, secondo la cultura turca.
Nella vicina Austria, la Corte Suprema ha ridotto la pena da sette a quattro anni ad un certo Amir A., un 21enne iracheno accusato di aver stuprato un ragazzino di 10 anni in una piscina pubblica a Vienna. Durante il processo, Amir A. ha confessato di aver violentato il piccolo. Ha detto di essere “in emergenza sessuale” perché non faceva sesso da quattro mesi. Il suo difensore ha convinto la Corte Suprema che la condanna a sette anni era “drastica” ed “eccessiva”. Considerando la buona condotta, Amir A. sarà presto libero.
Nel frattempo, se i sondaggi di opinione sono indicativi, la cancelliera Merkel non dovrebbe preoccuparsi di pagare il prezzo politico per il ruolo da lei avuto nella crisi migratoria. Infatti, la Merkel continua ad essere popolare come prima che scoppiasse la crisi nell’agosto 2015.
Da quanto è emerso da un sondaggio ARD-Deutschlandtrend pubblicato l’8 giugno, il 64 per cento dei tedeschi è “soddisfatto” o “molto soddisfatto” della Merkel. Se il cancelliere tedesco fosse eletto direttamente dal corpo elettorale, il 53 per cento (il 4 per cento in più rispetto al mese precedente) degli elettori voterebbe la Merkel e il 29 per cento (il 7 per cento in meno rispetto al mese precedente) opterebbe per lo sfidante socialdemocratico Martin Schulz.
Nel settembre 2016, un sondaggio ARD-Deutschlandtrend mostrava che il tasso di popolarità della Merkel era crollato al 45 per cento, il più basso dal 2011, ed era in calo rispetto al 67 per cento del 2015. All’epoca, più della metà degli intervistati (51 per cento) ha detto che “non sarebbe stata un’ottima cosa” che la Merkel corresse per un quarto mandato alle elezioni del 2017.
I sondaggi evidenziano due fattori a favore della Merkel: la mancanza di un rivale politico forte abbastanza per sfidarla e il fatto che gli elettori potrebbero pensare che sia la meno peggio dei candidati in lizza per la guida del paese.
Soeren Kern è senior fellow al Gatestone Institute di New York.