Tutta la politica italiana ha giudicato un fallimento il vertice Ue sui migranti di Tallinn. Tutta tranne Federica Mogherini, che ha registrato “progressi importanti”.
Forse per questo la ex ministra degli Esteri del governo Renzi è diventata, proprio su spinta dell’Italia, Alto rappresentante per la politica estera dell’Unione europea. Politica estera comunitaria che, semplicemente, non esiste dal momento che l’Italia è rimasta solissima a combattere una battaglia epocale come quelle del Mediterreneo.
“C’è sicuramente una contraddizione nel fatto che la maggioranza degli Stati membri, che pure lavorano insieme su tutti gli altri aspetti della questione migranti, non offra una significativa solidarietà interna nella gestione dell’accoglienza”, ha dovuto ammettere la Mogherini in una intervista al Corriere della Sera dopo la riunione dei ministri dell’Interno dell’Ue in Estonia.
È arrivato un no secco all’apertura dei porti europei agli sbarchi dei migranti, ma Lady Pesc non molla: “È una battaglia politica non semplice, che va combattuta – ha osservato Mogherini – ma in una sola settimana l’Italia è riuscita a ottenere progressi importanti, sulla Libia, sull’Africa, sul codice di condotta delle Ong. È un successo da non sottovalutare, che siamo riusciti a costruire con un buon gioco di squadra. Certo non basta, ma non per questo dobbiamo sminuire i risultati ottenuti”.
“C’è un impegno forte a intensificare il lavoro con la Libia e gli altri Paesi terzi, che abbiamo iniziato a fare già da più di un anno – ha ricordato – c’è il rafforzamento dei rimpatri volontari verso i Paesi africani d’origine: nell’ultimo anno solo dalla Libia sono stati 5mila e vorremmo arrivare a 10mila entro la fine del 2017. C’è il riferimento all’impegno con Niger e Mali a irrobustire il controllo delle frontiere: come Ue abbiamo messo a disposizione altri 50 milioni di euro per la forza multinazionale congiunta per il Sahel. Per far fronte all’emergenza migranti, ha sottolineato l’ex ministro degli Esteri, “l’unica soluzione vera è in Africa”.
“Parlo di cose concrete: nel maggio 2016, in Niger, porta d’accesso dell’Africa in Libia, c’erano 70mila transiti di migranti irregolari, quest’anno sono stati 7mila, grazie al fatto che i migration compact hanno cominciato a funzionare. Ancora, abbiamo addestrato 100 guardiacoste libici e saranno 300 entro la fine dell’anno. Oppure i finanziamenti che abbiamo assicurato all’Unhcr e all’Oim, l’agenzia dell’Onu per le migrazioni, per tornare a lavorare sul campo in Libia. È questa la strada da seguire”.