“Se domani mi chiamano per offrire me stesso lo devo fare per forza”. Eli Bombataliev, il 38enne ceceno, che risiedeva a Foggia dal 2012 nel Centro islamico.
Un uomo carismatico che “nel giro di quattro giorni ottiene le chiavi del centro islamico di Foggia e ne diventa il leader”. Così, il magistrato della Dda di Bari Giuseppe Gatti, descrive Eli Bombataliev, il 38enne ceceno finito in carcere perché accusato di associazione con finalità di terrorismo e istigazione a commettere reati a fini terroristici.
E l’analisi dei materiali contenuti nel suo telefonino, dei messaggi e dei video che scambiava con i suoi seguaci confermano la sua volontà a indottrinarli allo jihad. La sua missione – hanno spiegato gli inquirenti nel corso di una conferenza stampa che si è svolta a Bari – era uccidere i miscredenti ma anche gli islamici moderati.
“È giusto che il sangue si sparga”, scriveva. “Li schiacceremo sulla terra, lo abbiamo giurato sul Corano. Maledico loro che in ogni Paese stanno costruendo chiese. Questi bastardi che credono di essere islamici vanno ammazzati”, la sintesi del suo pensiero che correva su chat e telefonini.
“Non c’è dubbio che si tratti di modalità stragiste”, ha commentato il procuratore capo di Bari, Giuseppe Volpe. E ha aggiunto: “Quando l’arrestato istiga la moglie a indossare una cintura esplosiva, sono chiari i suoi propositi. Come quando afferma che non può organizzare una famiglia normale perché quando lo chiamano lui deve immolarsi, fanno chiaramente pensare alla possibilità di attentati”.
Di mogli in realtà, il 38enne ne ha due: la prima – su cui sono in corso indagini per capire dove si trovi adesso- che pare pronta a immolarsi e una seconda, una donna russa, espulsa dal territorio italiano per motivi di sicurezza. Si chiama Marina Kachmazova ha 46 anni e con lei, Bombataliev ha gioito per l’attentato di Manchester dello scorso 22 maggio.
“Lui come altri ceceni hanno direzionato l’odio per i russi, agli altri miscredenti dopo la disfatta nella guerra contro la Russia. È così che hanno aderito al presunto Emiro del Caucaso – ha spiegato Gatti che con la collega Lidia Giorgi ha coordinato l’operazione denominata “Caucaso Connection”.
E la sconfitta nella guerra contro la Russia, ha determinato il girovagare per l’Europa e la Siria dell’uomo. Che svolgeva tre attività principali: reclutamento, indottrinamento e istigazione a reati a fini terroristici. Destinatari coloro che frequentavano il centro islamico di Foggia, come i due fratelli albanesi espulsi dall’Italia.
Le indagini – svolte dagli uomini della Digos e dal Gico della finanza – sono iniziate nel maggio scorso dopo che Kamel Sadraoui, 34 anni tunisino, fu accusato di apologia del terrorismo. “Volevamo capire come si era radicalizzato e siamo arrivati a Bombataliev”, ha rivelato Giorgi. “Abbiamo seguito flussi finanziari sospetti”, le ha fatto eco il colonnello della Finanza, Giacomo Ricchitelli. Il 38enne era stato segnalato anche dall’Aisi, il sistema di informazione per la sicurezza interna e la sua identificazione e arresto è stato possibile anche grazie alla collaborazione delle autorità belghe. “La cooperazione giudiziaria con il Belgio e con la Russia è un’esperienza pilota che spero possa fare da esempio per indagini future”, ha chiosato Gatti. ASKANEWS