“Immigrazione? È arrivato il momento di chiudere il rubinetto”. È ciò che ha recentemente dichiarato il cardinale e arcivescovo ghanese Peter Turkson, nominato lo scorso anno da Papa Francesco prefetto del Dicastero per il servizio dello sviluppo umano integrale della curia romana
Il cardinale africano, incalzato dai giornalisti, ha espresso il suo punto di vista in merito all’immigrazione di massa che sta investendo l’Italia e alla ventilata possibilità che vengano chiusi i porti alle Ong. “È come un rubinetto che perde acqua – ha spiegato – non è sufficiente asciugarlo, bisogna chiuderlo” – ha aggiunto, sottolineando che la maggioranza dei migranti non proviene da zone di guerra e non deve necessariamente abbandonare il paese d’origine. “A mio parere possiamo cambiare le cose cercando di far rimanere i giovani dove sono”, ha sottolineato il cardinale.
“Il resto d’Europa non ha fatto la sua parte”
L’arcivescovo ha accusato i paesi europei di “non aver fatto la loro parte” e di aver costretto l’Italia ad affrontare da sola la crisi. Secondo Peter Turkson, tuttavia, “la chiusura dei porti italiani non è sufficienti a risolvere il problema” e occorre intervenire alla radice. Per l’arcivescono ghanese, infatti, “il vero problema è affrontare la questione all’origine e fare in modo che le persone smettano di arrivare in Europa”, investendo e migliorando le condizioni di vita dei paesi dell’africa subsahariana da cui parte quest’esodo di massa, dai numeri sempre più ingestibili.
Va dunque riaffermato quel “diritto a non emigrare” di cui parlava anche Papa Benedetto XVI. Per Turkson questa posizione controcorrente non si pone affatto in contraddizione con il cristianesimo e con la parabola del “buon Samaritano” ma affronta la drammatica realtà dei fatti. […]
Perché l’immigrazione di massa non sarà mai la soluzione alla povertà nel mondo