A proposito dello Ius Soli.
Articolo su Polaris: 1 luglio 2017
TRA IDIOZIA SUICIDA E VOLONTÀ CRIMINALE.
La questione dello Ius Soli si pone in sinergica complicità con il fenomeno dell’invasione allogena in corso. Chi avesse voluto informarsi sulle cause esplicite e coperte del flusso migratorio in geometrica espansione non avrebbe avuto che la difficoltà di scelta tra documenti, libri e addirittura ammissioni giudiziarie (leggi processo a Freda per il Fronte Nazionale). Naturalmente le anime belle della bontà sono allergiche a certe frequentazioni, oltre ad una personale patologia che le fa deviare da un sano e onesto esame di realtà e le spinge a propagandare un mondo illusorio di pace, di tolleranza e di felice convivenza.
Non resta che tentare l’ennesima carta del ragionamento per denunciare l’idiozia suicida di queste disturbate presenze politiche (la Boldrini ne è la perfida portavoce, assieme all’elettrotecnico di Buenos Aires e al potereoperaista del Consiglio) e la volontà criminale di governi stranieri, di poteri finanziari e di negrieri legati al banditismo internazionale.
Primo punto. “È cambiata la natura (stessa) della guerra; ora i profughi sono la guerra”(1) . Da qui bisogna partire, se si vuole affrontare in maniera realistica e rigorosa questo argomento. Come sottolinea Gianandrea Gaiani, direttore della rivista di politica e analisi militare “Analisi Difesa”, nella prefazione del libro citato, “masse umane [sono usate] come “arma” per perseguire obiettivi politici, economici o strategici”(2). Se i tre fenomeni dell’idiozia suicida agiscono all’interno di un processo di “autocolpevolizzazione e masochismo“, di “disprezzo di sé [come] dogma centrale della nostra cultura”, di “accecamento ideologico o di buonismo parareligioso”(3) , altre agenzie di invasione sono interessate, invece, in modo commercialmente cinico, all’espansione di questo flusso. È il ““buonismo” non disinteressato di forze politiche e organizzazioni non governative, enti religiosi e associazioni tutte coinvolte nel business del soccorso e dell’accoglienza”, è il fatto documentato che “per politica e circuito assistenziale il migrante illegale “valga di più” dell’italiano povero”, è la prova accertata che “enti, associazioni e cooperative per lo più di area cattolica o comunque con precisi referenti politici […] hanno centuplicato i loro fatturati grazie all’emergenza migranti”(4) .
Per affrontare il problema della pericolosità dello Ius Soli dobbiamo partire da questi iniziali parametri di discussione: una politica disfattista e antinazionale basata su gravi problematiche psicopatologiche dei suoi rappresentanti, in complicità più o meno consapevole con cosche criminali internazionali e affaristi criminali interni, supportati da organismi internazionali come, uno per tutti, l’equivoco UNHCR (Alto commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati), sta devastando l’identità della Nazione, sta distruggendo l’orgoglio dell’appartenenza e della stessa memoria storica, sta minando le stesse basi economiche e politiche dello Stato.
Secondo punto. Il 10 aprile 1974, Houari Boumdienne, presidente dell’Algeria, nel suo discorso all’ONU dichiarò: “Un giorno milioni di uomini abbandoneranno l’emisfero sud per irrompere nell’emisfero nord. E non certo da amici. Perché vi irromperanno per conquistarlo, e lo conquisteranno popolandolo coi loro figli. Sarà il ventre delle nostre donne a darci la vittoria“. Se delle diffuse e gravi psicopatologie personali possono trovare una seppur labile giustificazione clinica nel buonismo accattone e nella miserabile benevolenza di taluni personaggi della pseudocultura e pseudopolitica italica, essere favorevoli allo Ius Soli negando la pericolosità di questa minaccia risalente a quarantatre anni fa, disconoscendo nella sua gravità l’invasione allogena in atto ed edulcorandola con patetiche giustificazioni e lacrimevoli spiegazioni, ha il valore dell’alto tradimento nei confronti del popolo e della future generazioni.
È in atto un piano di “grande sostituzione”, secondo il centrato concetto di Renaud Camus, un’operazione di sradicamento delle identità millenarie e di trasformazione demo-culturale delle popolazioni indigene. Se è vero, come è vero, che questo fenomeno ha un impatto gravissimo sulle stesse strutture economiche degli Stati, è altresì vero che il fattore più devastante per l’impregnazione delle coscienze e la devastazione delle culture, è la metodica colpevolizzazione degli spiriti, la pervasiva consunzione della volontà di ribellione, la metastatizzazione del cancro della adattamento, la diffusa alienazione dalla realtà, la distorsione sovversiva dello stesso pensiero.
Come ha sottolineato Renato Cristin: “Se questo intorpidimento può preannunciare la fine, sembra improcrastinabile scuotersi, ma il primo movimento dev’essere quello di riportare allo stato conscio il modo d’essere della propria esistenza, la verità del proprio essere, e a tal fine occorre approfondire la tradizione fino alle fondamenta“(5).
Contro l’infame progetto dello Ius Soli è necessario ingaggiare una battaglia comune, al di là e al d sopra degli interessi di bandiera e di gruppo, oltre le differenziazioni anche legittime di stili, idee e impostazioni tattiche, nella costruzione di una strategia condivisa, perché, come ha scritto l’ex guevarista francese Régis Debray, ora intellettualmente libero dalle castrazioni sinistrorse: “Quando una comunità si batte per salvare la propria pelle […] ogni mezzo è buono: la lotta è all’ultimo sangue, perché non è più in gioco ciò che si ha, ma ciò che si è”(6).
Chissà che, di fronte a questo nemico comune, non si possa realizzare quel motto non riuscito di alcuni decenni fa: “Marciare divisi, per combattere uniti”.
(1) Citazione di Alain Travis e Ian Trynor, “Britain’s Little Refugee Problem”, su “Guardian” del 22 ottobre 1997, in K.M. GREENHILL, “Armi di migrazione di massa”, LEG, Gorizia 2017, p. 369.
(2) G. GAIANI (Prefazione), “Armi di distruzione di massa”, cit.
(3) R. CRISTIN, “I padroni del caos”, Liberilibri, Macerata 2017.
(4) G. GAIANI (Prefazione), “Armi di distruzione di massa”, cit.
(5) R. CRISTIN, “I padroni del caos”, Liberilibri, Macerata 2017.
(6) R. DEBRAY, Elogio delle frontiere, add editore, Torino 2012.