Il disegno di legge sullo “ius soli” suscita perplessità sui reali fini che vuole raggiungere. Infatti non è difficile intravvedere in esso il pericolo di far sparire le diverse “nazionalità” ora esistenti nel mondo (ovvio obiettivo del pensiero neoliberista).
C’è un illustre precedente storico: l’Editto di Caracalla del 212 dopo Cristo, che concesse a tutti gli abitanti dell’Impero la cittadinanza romana: l’effetto fu che dire “civis romanus sum” non significò più niente, poiché era venuta meno la “romanità”.
Il carattere nazionale di un Popolo va custodito e questa tutela implica che la cittadinanza si acquisti “iure sanguinis”, non per esser nati, anche per puro caso in un certo luogo. Certamente è possibile riconoscere allo straniero nato in Italia la cittadinanza italiana, ma non è possibile imporla automaticamente, anche perché lo straniero potrebbe preferire di mantenere la cittadinanza dei propri genitori o avere una doppia cittadinanza. Occorre, cioè in ogni caso attendere che lo straniero nato in Italia raggiunga la maggiore età e sia in grado di discernere cosa effettivamente egli vuole.
Gli automatismi sono sempre da evitare e deve in ogni caso essere salvaguardata la volontà di chi chiede e quella di chi è chiamato a concedere.
Paolo Maddalena