Rischio jihad in Italia, Souad Sbai: “La situazione è drammatica”

Di Isabella Zanini

L’On. Souad Sbai, Esperta di terrorismo di matrice islamica e di politiche di integrazione, ha rilasciato, in esclusiva, per Almaghrebiya, un’intervista analizzando, nel dettaglio, la situazione europea dei giovani musulmani appartenenti alla seconda generazione,  che “sono indottrinati e fomentati all’odio da estremisti che spesso non hanno alcuna conoscenza della religione”.  A suo dire, la politica adottata, nell’ambito dell’Unione europea, “è stata troppo molle, troppo buonista, lassista e giustificazionista”, i governi “devono prendere seri provvedimenti per fare in modo che al loro interno non possa proliferare il germe del terrorismo”. Poi avverte: “In Italia, la situazione è drammatica: se non agiamo subito perderemo la seconda generazione di immigrati consegnandola nelle mani di jihadisti senza scrupoli”.

Alcuni mesi fa il numero uno dell’antiterrorismo europeo Gilles De Kerchove ha lanciato un allarme preoccupante, a suo dire, ci sarebbero infiltrazioni jihadiste sui barconi. Lei cosa ne pensa?

“Meno male che qualcuno se ne sta accorgendo, è un pericolo che denunciamo da tempo. Gentiloni avrebbe dovuto pronunciare queste parole in una conferenza stampa in Italia, come ha fatto il ministro dell’Interno francese che ha presentato un dossier sul terrorismo. Io credo che stiamo ancora sottovalutando la minaccia terroristica e i rischi connessi all’immigrazione incontrollata”.

Numerosi condannati nordafricani chiedono di scontare la pena in Italia invece che nel loro Paese di origine, secondo Lei perché?

 “È chiaro, le nostre carceri sono degli alberghi rispetto a quelli dei loro Paesi di provenienza. E poi c’è ‘l’attenuante culturale’. Noi come Associazione donne marocchine in Italia ci siamo costituiti parte civile in molti processi per omicidio di donne arabe da parte dei loro familiari. Posso raccontare quindi di molte condanne a 20-30 anni di carcere ridotte ad un massimo di 12 anni per via dell’attenuante culturale. E’ una cosa che mi offende molto: questi giudici credono che in Marocco sia normale uccidere una donna? In Marocco e in Tunisia i responsabili di questi crimini passerebbero il resto della vita in una cella! Insomma siamo di fronte ad un intollerabile lassismo; per rendersene conto basta andare nei centri di accoglienza dove si rifugiano le donne immigrate vittime di violenza che si ribellano ai mariti e alle famiglie”.

 In Inghilterra, Francia e Germania, perché molti giovani musulmani europei, soprattutto di seconda generazione, accettano l’estremismo religioso?

 “I giovani musulmani europei, spesso di seconda o terza generazione, sono indottrinati e fomentati all’odio da estremisti che spesso non sanno nulla di religione. Irretiti da loschi personaggi, si lasciano plasmare e manipolare in nome di una semantica dell’odio che li sfrutta per farne dei martiri. Sono i governi che devono prendere seri provvedimenti per fare in modo che al loro interno non possa proliferare il germe del terrorismo. In Inghilterra esistono ad oggi 85 tribunali sharitici che si stanno sostituendo alla legittime autorità giudiziarie britanniche, sempre in nome di quello strano multiculturalismo che non ha nulla di democratico né di pluralista. In Europa e in Occidente, gli estremisti trovano terreno fertile nella democrazia, nel malessere sociale diffuso e in un’integrazione spesso mancata, come ci ha tristemente insegnato la cronaca giunta dalle banlieues parigine. La politica è stata troppo molle, troppo buonista, lassista e giustificazionista. Le moschee e gli imam fai da te sono cresciuti esponenzialmente; dagli anni Novanta in poi i finanziamenti provenienti dal Qatar e che concernono milioni e milioni di dollari sono circolati senza alcun controllo. Alcuni convertiti, affamati di denaro, hanno fatto il resto”.

Qual è la situazione in Italia? E che cosa occorre fare?

 “In Italia, la situazione è drammatica: se non agiamo subito perderemo la seconda generazione di immigrati consegnandola nelle mani di jihadisti  senza scrupoli. Bisogna poi costruire un percorso reale di integrazione, un percorso saldo e ben strutturato che preveda lo studio della lingua italiana e della Costituzione, l’educazione civica, il giuramento di fedeltà alle leggi e alle istituzioni dello Stato. Ricordiamo che oggi abbiamo i soldi dell’Europa per affrontare l’immigrazione economica ma quando finiranno i soldi dell’Europa? Che ne sarà di noi?”