Il Tricolore italiano. E poi la scritta, esposta con orgoglio all’ingresso del ristorante: “Personale 100% italiano”.
Perché nel locale di Giorgio Nardin a Mogliano Veneto, paese in provincia di Treviso, non mettono piede gli immigrati. Un’ostentazione che non ha fatto piacere al Comune che, dopo averlo accusato di razzismo, l’ha obbligato a togliere il cartello. Ma lui non ci sta e, ai microfoni del Corriere della Sera, replica duramente: “Macché razzismo. Si tratta di una certificazione di qualità, nient’altro”.
“Non significa che gli stranieri non sappiano lavorare”. Nardin non si lascia sopraffare da chi lo tacca per il cartello esposto all’ingresso della sua trattora “Ai Veneziani” e, in una chiacchierata con il Corriere della Sera, difende la propria posizione spiegando di aver voluto solo ribadire un punto che gli è caro: “Da me ci sono dipendenti italiani, è un valore aggiunto come usare prodotti di qualità, perché ad esempio conoscono meglio le ricette tradizionali che proponiamo. In passato – racconta – ho gestito lavoratori di altri Paesi e non mi sono trovato bene, tutto qui”.
Nelle ultime settimane alcuni residenti hanno deciso di sporgere le proprie lamentele in Comune. E il cartello è arrivato ai piani alti. Tanto che il vicesindaco Daniele Ceschin, a cui è stata data la delega all’integrazione, ha già messo in chiaro che la scritta deve essere “rimossa al più presto”. “Mogliano non è questa. Mogliano è inclusiva, accoglie – tuona – senza nulla togliere alla competenza di chi manda avanti il locale, un messaggio del genere rischia di vanificare i progetti avviati nelle scuole per favorire l’incontro con l’altro. È un tema fondamentale, visto il dibattito acceso sullo ius soli“.