Malan: Lunedì presento al Senato un disegno di legge per equiparare le norme italiane sulla cittadinanza a quelle della Nigeria, il paese da cui proviene il maggior numero degli immigrati che sbarcano sulle nostre coste. Sono norme ragionevoli, equilibrate, degne di un paese orgoglioso della propria identità e della propria storia, come dovremm esserlo noi. Sono infatti l’opposto di quelle proposte nel disegno di legge sullo ‘ius soli’.
Per ottenere la cittadinanza è richiesta la maggiore età, la residenza nel paese per almeno 15 anni consecutivi, ovvero per 15 anni negli ultimi 20 (con lo ius soli bastano 5 anni con la possibilità di stare all’estero tre mesi all’anno), l’intenzione di domiciliarsi stabilmente nella nuova patria, la certificazione dalle autorità locali di essere di buon carattere, di avere assimilato il modo di vita locale, di essere bene accetto nella comunità locale, di aver contribuito o essere in grado di contribuire al benessere del Paese.
È inoltre prevista la revoca della cittadinanza per chi acquisisce o mantiene la cittadinanza di un altro paese e per chi, nei sette anni successivi alla sua concessione, viene condannato a più di tre anni di reclusione.
Sono tutte limitazioni di semplice buon senso che la Nigeria, benché paese di emigrazione e non di immigrazione, applica e che dovremmo introdurre anche noi. Invece, nell’Italia che sta accogliendo oltre l’84% dei nuovi arrivati in Europa nel 2017, si vuole stimolare ulteriormente trafficanti e disperati a gravare il nostro paese di un peso che già oggi è insostenibile: molto più dei 5 miliardi di cui si parla, che sono solo la punta dell’iceberg, mentre 11 milioni di italiani limitano o annullano le cure mediche per mancanza di soldi e le famiglie con bambini hanno agevolazioni fiscali vicine allo zero. Non per nulla è dal 2014 che anno dopo anno si stabilisce il record negativo di nascite dei 156 anni di Italia unita.
Credo che il Parlamento dovrebbe mostrare altrettanto orgoglio della storia e della identità del proprio Paese di quello delle autorità nigeriane. Non sosterrei invece le norme in vigore nel secondo paese di provenienza di chi sbarca da noi, il Bangladesh, dove la concessione della cittadinanza è totalmente discrezionale.
Lucio Malan