Regeni tradito da Noura Wahby, sua compagna di studi a Cambridge

Era chiaro a tutti che qualcuno avesse tradito Giulio Regeni. Oggi uno di questi traditori ha un nome e un cognome, ha una faccia. E’ quella di Noura Wahby, egiziana, compagna di studi a Cambridge. Secondo quanto riporto L’Espresso, è lei, la ricercatirce che per prima lanciò l’allarme della scomparsa di Regeni, a non convincere gli inquirenti.

Le telefonate – A sollevare qualche sospetto sul suo comportamento c’è una telefonata. E’ il 13 ottobre: Giulio incontra per la prima volta Mohamed Abdallah, il sindacalista che poi l’ha consegnato nelle mani dei carnefici. La telefonata dura pochi secondi e la persona chiamata contatta il quartier generale della National security. Solo una coincidenza? Per quindici volte i due si sentono al telefono, in alcuni casi è l’uomo a cercare Noura e lei subito dopo a telefonare a Giulio. E il contatto della ragazza, scrive l’Espresso “ha un filo diretto con i servizi segreti egiziani ed è persino in contatto con uno degli ufficiali che ha seguito il giovane ricercatore a gennaio. A svelarlo sono le comparazioni incrociate dal Ros dei Carabinieri. La procura di Roma ha da tempo presentato una rogatoria a Cambridge per sentire Noura, ma non ha avuto risposte”.

Da Noura solo poche contradditorie dichiarazioni: le chiamate? Pura casualità. Il 18 febbraio la ricercatrice parla con le autorità egiziane e sono presenti anche gli investigatori italiani che però non possono fare domande, solo ascoltare. Parla della sim egiziana utilizzata dal ricercatore italiano e intestata a lei. Ergo poteva vedere l’elenco delle chiamate e dei messaggi. Non solo. E’ lei ad aiutarlo a trovare l’appartamento da condividere con l’avvocato Mohamed El Sayed, che permetterà poi a un ufficiale dei servizi di entrare nella stanza di Giulio. Anche lui desta sospetti. Anche lui in più occasioni ha telefonato a una persona che subito dopo s’è messa in contatto con Nasr City. L’hanno scoperto i nostri carabinieri. La procura di Roma vuole “la verità”, spiega il generale Giuseppe Governale, capo dei Ros. “La dobbiamo alla famiglia e a Giulio, un giovane italiano da cui tanti ragazzi dovrebbero prendere esempio per la straordinaria attitudine all’approfondimento e per la correttezza adamantina”.

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