Corte dei Conti: dal governo Monti danni all’Italia per 4 miliardi di euro

Vi ricordate il pianto di cooccodrillo in diretta di Elsa Fornero mentre massacrava le pensioni? Ricordate la sventagliata di tasse messe dal governo presieduto da Monti, le sue costanti bacchettate sulle dita degli italiani colpevoli (a suo dire) di aver vissuto al di sopra delle loro possibilità e di non accettare l’amara medicina dell’austerità made in germany?

Ricordate anche il “fate presto” del sole24ore? E gli osanna lanciati al professore grigio come i loden che è solito indossare per aver “salvato la patria”?

Bene, secondo la Corte dei Conti, quel governo di “salvezza nazionale” dell’esimio Monti, sarebbe responsabile dello sperpero di ben 4,1 miliardi di euro di risorse pubbliche, ovvero di risparmi dei cittadini massacrati, torturati, annientati dalle tasse di quel governo (basti ricordare l’aumento vertiginoso dei casi di suicidio tra i piccoli imprenditori ed i licenziati a causa di quelle scellerate politiche).

In base alle indagini ordinate dalla Corte dei Conti, infatti, pare che lo stato italiano abbia versato la bellezza di 3,1 miliardi di euro nelle casse di Morgan Stanley per chiudere quattro contratti derivati e rinegoziare due coperture sulle valute. Operazione duramente contestata appunto dalla Corte dei Conti che ha stimato in 4,1 miliardi di euro il danno complessivo subito dalle casse pubbliche.

Per la giustizia contabile, Morgan Stanley sarebbe responsabile al 70% del danno provocato alle casse statali, mentre il restante 30% sarebbe da attribuire a Maria Cannata, con un ruolo preponderante, il suo predecessore Vincenzo La Via e gli ex direttori del Tesoro, Domenico Siniscalco e Vittorio Grilli. E c’è da aggiungere che la signora Cannata ancora oggi è responsabile del collocamento sui mercati dei titoli di stato italiani!

E c’è anhe da notare che Morgan Stanley, nonostante le accuse mosse dalla Corte dei Conti e la richiesta di risarcimento, è ancora tra le banche specialiste, ovvero tra quelle che devono “aiutare” il Ministero del Tesoro a gestire il debito pubblico nel tempo!

E’ tuttavia necessario tornare al 1994 per capire l’intera vicenda, quando al Tesoro c’era un certo Mario Draghi, che concesse a Morgan Stanley una clausola con la quale la banca poteva uscire da tutti i contratti derivati qualora il valore della sua esposizione creditizia nei confronti della Repubblica Italiana avesse superato una soglia oscillante tra i 50 ed i 150 milioni di euro, a seconda del rating del nostro stato.

Nel 2011 Morgan Stanley attiva la clausola, contravvenendo al suo ruolo di gestore del debito di lungo periodo e, secondo la Corte dei Conti “ha commesso palesi violazioni dei principi di correttezza e buona fede nell’esecuzione contrattuale”. Violazioni cui il governo Monti, chiaramente, avrebbe dovuto opporsi.

La Banca si è giustificata dicendo che ha agito in tal modo a causa dell’impennata dello spread che portò alla caduta del governo Berlusconi, ma nella clausola NON si parla di spread, ma solo di rating, ed il declassamento dell’Italia è avvenuto ben dopo la chiusura dei contratti!

La corte va ancora più in profondità nelle sue accuse tanto che è emerso che il Tesoro non solo non era capace di predisporre i collaterali, ma aveva perfino “carenza di risorse strumentali e di personale adeguato”, tanto da non essere in grado di ponderare il rischio dei contratti che andava sottoscrivendo!

Piccole note a margine: all’epoca dei fatti Mario Monti aveva l’interim del Tesoro, per cui era diretto superiore della Cannata, e quindi non poteva non sapere e npn poteva non aver autorizzato e quindi provocato qesto gigantesco danno alle csse dello stato italiano, mentre è di questi giorni la proposta di Berlusconi di candidare Draghi come futuro premier, dello stato italiano. Alla luce dei disastri compiuti da “tecnici” e banchieri, è il caso che la politica torni a riappropriarsi del ruolo che le compete e che releghi i tecnocrati al posto che loro spetta: nelle pagine più nere della storia di questo paese. Non prima di avere pagato con le proprie ricchezze personali almeno una parte dei danni che hanno causato all’Italia.

Luca Campolongo – – IL NORD