Sorelle bruciate Centocelle, il Rom fermato è lo stesso che rapinò la studentessa cinese

Seferovic Serif, di 20 anni, è stato fermato per l’omicidio plurimo delle sorelle Halilovic Elisabeth, Francesca e Angelica, morte nel rogo del camper nel quartiere Centocelle a Roma. Lo fa sapere la Questura di Roma spiegando che dopo un’intensa attività di indagine, personale della sezione omicidi della squadra mobile di Roma, in collaborazione con la squadra mobile di Torino, ha eseguito un fermo del pubblico ministero emesso dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Roma.

Il 20enne era stato condannato lo scorso 28 febbraio per lo scippo ai danni della studentessa cinese Zhang Yao, morta il 5 dicembre 2016 dopo essere stata travolta da un treno nei pressi della stazione di Tor Sapienza mentre cercava di recuperare la borsa che le era stata appena rubata. Residente nel campo rom di via Salviati, aveva patteggiato una condanna a due anni di reclusione. Il ragazzo era tornato libero dopo un breve periodo di detenzione ai domiciliari.

Seferovic Serif
Seferovic Serif

Il giovane è stato bloccato a Torino. Dalle indagini della polizia si è riusciti a localizzare la compagna del 20enne in Sardegna, che, “costantemente monitorata, nella serata di ieri, si è imbarcata su un traghetto per Genova da dove, nella mattinata odierna, a bordo di un treno, è partita alla volta di Torino, città dove vivono alcuni parenti della famiglia di S.S.”, spiega la polizia.

Arrivata nella stazione ferroviaria Lingotto di Torino, la ragazza è scesa dal convoglio e, poco dopo, si è incontrata con il 20enne che è stato immediatamente bloccato “in considerazione – sottolinea la Questura di Roma – dei gravi indizi di reità raccolti nei suoi confronti, per i reati di omicidio plurimo, tentato omicidio plurimo, detenzione, porto ed utilizzo d’arma da guerra e incendio doloso”. Il ragazzo non ha opposto resistenza al fermo.

Sin dai primi esiti dell’attività di indagine, basata tra l’altro su testimonianze e sull’analisi di impianti di videosorveglianza presenti nell’area interessata, è emerso che quanto accaduto era legato a problematiche esistenti tra due nuclei familiari, maturate all’interno del campo nomadi di via Salviati. Secondo quanto ricostruito dalla Questura di Roma, “il padre delle tre vittime era da tempo entrato in forte contrasto con alcuni” componenti della famiglia di lui. Infatti, l’omicidio del 10 maggio è stato preceduto da alcuni episodi di litigi e danneggiamenti, sintomatici del clima esistente” fra i due nuclei familiari. Proprio in seguito ai rapporti ormai degenerati, secondo le indagini, pochi giorni prima la famiglia di S.S. aveva repentinamente abbandonato il campo nomadi di via Salviati. Il 20enne fermato “aveva nella disponibilità un furgone con le stesse caratteristiche di quello presente sulla scena del delitto ed utilizzato dagli autori del rogo”, spiega la Questura. ADNKRONOS