Khadiga Shabbi, la ricercatrice universitaria libica condannata dal gup di Palermo, a febbraio scorso, ad un anno e otto mesi di reclusione per istigazione a commettere reati di terrorismo, ha ottenuto un permesso umanitario di due anni in Italia. (I pm le contestarono propaganda a gruppi islamisti attraverso il web e diversi contatti con foreign fighters libici).
La donna, dopo il verdetto, in quanto incensurata, era stata trasferita nel Cie di Ponte Galeria a Roma e da lì aveva chiesto il riconoscimento dello status di rifugiata “in quanto nel suo Paese c’e’ la guerra civile“. A concederle la protezione è stata la commissione territoriale per il riconoscimento della protezione internazionale.
Il ministro dell’Interno, Marco Minniti ha chiesto al questore di Roma l’immediata revoca della protezione umanitaria concessa erroneamente a Khadiga Shabbi. La misura era stata decisa dalla commissione territoriale di Roma. Per la ricercatrice, infatti, secondo il Viminale “trova applicazione solo il principio di ‘non refoulement’ verso la Libia, cioè il divieto di espulsione nel paese di origine”. La donna è a questo punto irregolare in Italia. ansa
26 dicembre 2015 – Terrorismo, Gip: esaltare il jihad è solo un “reato di opinione”
Il Gip non aveva convalidato il suo fermo per apologia di reato con finalità di terrorismo, ordinando il divieto di dimora per reato di opinione. “Siamo sconvolti – aveva commentato la Procura – è una misura inadeguata e contraddittoria”.
MAGISTRATI E TERRORISMO: comportamento strano di una casta strana