La fonte di Wikileaks era un uomo del PD americano, non gli hacker russi

di Cesare Sacchetti

Il network Fox News nei giorni scorsi, in un’inchiesta firmata da Maria Zimmermann, ha dichiarato di essere risalito alla fonte delle email del partito democratico americano pubblicate da Wikileaks lo scorso anno. Non si tratta di hacker russi o di fonti collegate al Cremlino ma di Seth Rich, un collaboratore dei dem americani ucciso in circostanze ancora da chiarire nel luglio dello scorso anno.

Le email in questione riguardano le comunicazioni tra gli alti membri del partito democratico americano, finiti nell’occhio del ciclone per i loro tentativi di influenzare le primarie del partito a favore di Hillary Clinton affossando così il suo sfidante, il senatore del Vermont Bernie Sanders.

Lo scandalo costò il posto a Debbie Wasserman Schultz, ex presidente del Democratic National Commitee, il comitato nazionale democratico , ovvero il massimo organo di governo del partito. Gli esponenti dem più importanti avevano addossato la responsabilità della sottrazione delle email a degli inidentificati hacker russi al servizio di Mosca, accusati di aver prelevato il materiale dai computer del partito democratico e di averlo consegnato successivamente a Wikileaks. Ora le rivelazioni di Fox News, se confermate, smentiscono ogni coinvolgimento del Cremlino ai danni del partito democratico e cambiano completamente la prospettiva degli avvenimenti che hanno portato alla morte di Seth Rich.

Secondo le fonti citate dal network americano, l’FBI è entrata in possesso del materiale presente sul computer di Rich dopo aver sottoposto il suo PC ad una accurata perizia informatica. Da questa è emerso che il collaboratore del partito democratico aveva condiviso 44,053 email e 17,761 allegati che riguardavano alti esponenti dem con Gavin MacFadyen, giornalista investigativo e membro del direttivo di Wikileaks scomparso lo scorso anno per un cancro ai polmoni. “Ho visto e letto le email tra Seth Rich e Wikileaks”, così si è espresso a Fox News un investigatore dell’FBI che ha voluto conservare l’anonimato. Il materiale è ancora nelle mani degli agenti federali mentre la polizia di Washington ad oggi non è ancora riuscita a risalire all’identità degli assassini di Rich, e ha offerto 25,000 dollari a chiunque possa dare informazioni utili alla risoluzione del caso.

Fino ad ora la polizia aveva puntato sulla pista della rapina finita male come movente dell’omicidio, ma questa ricostruzione sembra in contraddizione con quanto accaduto. La notte dell’omicidio, il 10 luglio del 2016, Rich si trovata al Lou’s City Bar di Washington all’una del mattino. Quando è uscito dal locale si è incamminato per tornare verso la sua abitazione e durante il tragitto ha telefonato a suo padre, Joel Rich, che non ha risposto alla chiamata perché stava dormendo, e successivamente ha fatto un’altra chiamata alla sua ragazza, Kelsey Mulka. Verso le 4 del mattino, Rich era arrivato a poca distanza dalla sua abitazione mentre era ancora al telefono con la Mulka. Ad un tratto si sono sentite delle voci in sottofondo e Rich ha terminato la chiamata rassicurando la sua ragazza che era arrivato ormai a pochi metri dal suo appartamento.

Poco dopo, gli assassini sparavano alla schiena del giovane collaboratore dei dem e la polizia giungeva sul posto per chiamare i soccorsi. Rich muore due ore dopo ad uno ospedale nei pressi della zona. Addosso portava 2,000 dollari in contanti e altri oggetti di valore, ma chi lo ha ucciso non ha preso nulla. Una videocamera di un negozio di alimentari della zona ha ripreso la scena e nel filmato si vedono due persone non identificate che sparano a Rich.

Il 22 luglio, 12 giorni dopo la sua morte, Wikileaks pubblicava le email del partito democratico. Rod Wheeler, ex investigatore della polizia di Washington, ha confermato il fatto che Rich fosse la fonte di Wikileaks e ha aggiunto che “le risposte su chi ha ucciso Seth Rich sono dentro il suo computer sopra gli scaffali della polizia di Washington e dell’FBI”.

Wheeler è stato incaricato dalla stessa famiglia dell’ex collaboratore dem per indagare sulla sua morte ed è giunto alle conclusioni che “qualcuno all’interno del governo, del partito democratico o del team della Clinton impedisce all’indagine di andare avanti”. La soluzione del caso dunque non sembra condurre a Mosca, ma direttamente a Washington.

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