Spesi 800mila euro, ma i giubbotti antiproiettile non superano i test

“Le protezioni in dotazione alla polizia mettono a rischio gli agenti: non hanno superato i test”

Giubbotti antiproiettile che non reggono né pallottole né lame, caschi non ignifughi che possono fondersi e ustionare gli agenti. Il Ministero dell’Interno ha speso 800mila euro per 1300 protezioni per il materiale in dotazione alla Polizia, che però “mette a rischio la vita degli agenti”: malgrado siano stati prodotti in Italia, questi dispositivi non hanno superato i test. E’ quanto scrive Chiara Giannini su Il Giornale. Ad aggiudicarsi la gara indetta dal Viminale per l’acquisto di 1300 giubetti antiproiettile antilama sottocamicia, con l’opzione di altri 850, era stata una ditta italiana, in collaborazione con una seconda società estera.

Peccato che dopo l’aggiudicazione, arrivati alle prove tecniche antilama e antiproiettile presso il balipedio del Banco nazionale di prova, i sottocamicia non abbiano superato tre su tre di test previsti. Questo perché, a volte, nella produzione post gara le ditte utilizzano materiali più scadenti. Risultato: l’amministrazione dovrà indire un nuovo bando, con evidente spreco di denaro pubblico, per rimettere l’offerta sul mercato

Il problema era già stato sollevato lo scorso anno dal Coisp, uno dei sindacati degli agenti, che aveva scritto al capo della Polizia denunciando “le gravissime anomalie tecnico logistiche, giubbotti antiproiettile che si bucano in sede di collaudo e kit antisommossa che devono essere aggiustati con un cacciavite“. Dal ministero avevano fatto sapere che erano stati distribuiti “2.512 giubbotti marca Nfm e 3.427 marca Grassi” e che le prove balistiche avevano dato “esito positivo”. Ma, conclude Giannini, “da una verifica risulta che la ditta Nfm è bandita dalle gare dell’Esercito svedese per falsificazione documentale”.

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