Pollice verso per ‘sindaca’ e ‘ministra’. Giustificabili nel linguaggio corrente, non in quello istituzionale. Che dire poi della politica che si esprime a colpi di tweet e retweet? “Istituzionalmente poco corretto un linguaggio senza più filtri” e che a volte utilizza espressioni “fuori protocollo”.
Arriva il ‘Vangelo delle Istituzioni’, un vero e proprio manuale-galateo rivolto alle istituzioni per fare capire che l’abito continua a fare il monaco e che, dunque, la “forma istituzionale è ancora sostanza”. Autore de ‘Il Galateo Istituzionale’ (Di Felice editore) è Massimo Sgrelli, il ‘papà’ della ‘Cerimonia del campanello’ che sancisce il passaggio di consegne tra il Presidente del Consiglio uscente e l’entrante.
Per oltre quindici anni Sgrelli è stato a capo del Cerimoniale di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, oggi è presidente del comitato scientifico dell’Accademia del Cerimoniale. Chi avrebbe più bisogno oggi di leggere il bon ton delle istituzioni? “Dal Capo dello Stato al tramviere, nessuno escluso. Sperando che la patria ne abbia giovamento”, non ha dubbi l’autore, intervistato dall’Adnkronos.
Partendo dal presupposto che “una condotta istituzionale disattesa produce conseguenze negative, se non nefaste, per il buon funzionamento delle istituzioni e quindi del Paese”, Sgrelli, vero e proprio guru di protocolli ufficiali, fa una premessa amara: “Oggi non si insegna più l’educazione civica nelle scuole. E se solo pensiamo alle scenate alle quali si assiste nelle sedi istituzionali… effettivamente siamo caduti un po’ in basso. Troppo spesso assistiamo a comportamenti dettati da superficialità. A ciò si aggiunga che oggi il leaderismo tende a scardinare ogni regola”.
Sul ‘banco degli imputati’ nel galateo di Sgrelli, tra le piccole e grandi scorrettezze istituzionali, la ‘sindaca’ e la ‘ministra’ tanto caldeggiate dalla presidente della Camera Laura Boldrini e dalla sindaca di Roma, Virginia Raggi: “Anche se la Crusca ha dato il consenso all’utilizzo dei termini al femminile e giornalisticamente posso capire che sia più immediato, il sindaco e il ministro come funzione pubblica sono termini neutri – ricorda Sgrelli – per cui, nell’utilizzo del termine al femminile, al limite, potrebbero ravvisarsi persino dei profili di incostituzionalità perché l’art. 3 della Costituzione fissa la parità di genere il che significa che non potremmo introdurre distinzioni. Di questo passo c’è il rischio di discriminare chi è gay”. Per dire, “se il prossimo Presidente della Repubblica fosse una donna come la chiameremmo, ‘Presidentessa?’, si schermisce il massimo esperto di protocollo ufficiale.
Il presidente del comitato scientifico dell’Accademia del Cerimoniale si concede anche una simpatica tiratina d’orecchie all’ex Capo dello Stato, Giorgio Napolitano: “Negli ultimi anni ha fatto, per così dire, un piccolo errore non sedendo più al centro della prima fila nelle manifestazioni istituzionali. Abitudine che è stata poi mutuata da Sergio Mattarella. Il galateo istituzionale consiglia invece che si recuperi la centralità perché quella del Capo dello Stato è una posizione distinta da tutte le altre”. Sconsigliata, se non proprio bocciata dal galateo di Sgrelli, anche la politica dei tweet e retweet: “Tutta questa messaggistica personale – osserva – è istituzionalmente poco corretta. Persino Donald Trump è senza più filtri e parla a colpi di tweet. Ci sarebbe invece bisogno di un ritorno ad un linguaggio istituzionale e ad un utilizzo meno esasperato dei social. Anche per dare più l’idea di non sottrarre tempo alla cura del Paese”.
Come si mantiene una responsabilità istituzionale? Osserva Massimo Sgrelli: “Basta scorrere i provvedimenti che a volte vengono presi anche da un ministro in prima persona per capire che soltanto nel nostro Paese a volte sono gli stessi ministri a dovere risolvere questioni che sono molto più basse rispetto all’incarico che ricoprono. Col rischio che, occupandosi di minuzie, sottraggano tempo alle priorità”. Un caso su tutti: il riscaldamento nelle scuole.
Massimo Sgrelli – un vissuto di quindici anni a capo del cerimoniale di Stato alla presidenza del Consiglio dei ministri – non nasconde situazioni imbarazzati vissute in prima persona. Come quella volta che il re dell’Arabia Saudita rifiutò la pietanza in un pranzo di Stato. Croci e delizie dei cerimoniali, resta il simpatico cameo di papa Giovanni Paolo II: “Wojtyla mi rivedeva ad ogni cambio di governo. ‘Cambiano tutti, ma lei resta sempre al suo posto’, disse il papa polacco a Sgrelli. ‘Allora l’Italia ha una buona legge! Fu una grande sentenza per me'”. Sgrelli è “orgoglioso” di avere fatto uscire dall’anonimato il passaggio di consegne tra il Presidente del Consiglio uscente e quello entrante introducendo la ‘Cerimonia del Campanello’. Come dimenticare la staffetta più glaciale di sempre tra Enrico Letta e Matteo Renzi: “Già, Letta quasi lasciò il campanello. Ma è stato tra i protagonisti della politica più istituzionali che abbia conosciuto”, dice Massimo Sgrelli.
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