“Promuovere politiche per l’occupazione incisive e coerenti”; “sostenere i Paesi dell’area mediterranea in fase di transizione democratica”, creando occupazione per le regioni più emarginate e producendo sviluppo, stabilità e sicurezza “a favore dei giovani e dell’imprenditoria femminile”; “appoggiare lo sviluppo delle telecomunicazioni e delle infrastrutture fra le due sponde”, promuovendo la tutela ambientale; “favorire una diversa considerazione del fenomeno migratorio, promuovendo la cultura dell’accoglienza“.
Sono i punti essenziali della dichiarazione finale dei presidenti dei Parlamenti dell’Unione per il Mediterraneo riuniti in Senato a Roma.
Il punto più controverso della dichiarazione, quello legato alla questione migratoria che, sottolinea l’Assemblea Upm, “costituisce un fattore di crescita economica nei Paesi di accoglienza, in particolare quando colpiti da calo demografico e invecchiamento della popolazione” (dovuto al fatto che non ci sono politiche per aiutare le famiglie, ma si spendono miliardi per importare immigrati).
A tal fine, è il punto 9 della dichiarazione, “è importante promuovere una cultura dell’accoglienza che favorisca l’inserimento e prevenga l’insorgere fenomeni di razzismo e intolleranza“.
In realtà l’immigrazione non costituisce affatto un fattore di crescita economica nei Paesi di accoglienza, ma è esattamente il contrario
Un passaggio che il delegato dell’Assemblea nazionale ungherese avrebbe voluto stralciare dal documento, forte anche dell’appoggio del collega maltese, pur uniformandosi alla posizione della maggioranza.
Il vertice dei Presidenti dei Parlamenti dell’Unione per il Mediterraneo ha infatti detto no all’emendamento, presentato dall’Ungheria, che proponeva anche di cancellare la frase secondo la quale il fenomeno migratorio può costituire “un fattore di crescita economica”. L’Ungheria comunque alla fine ha votato ugualmente il documento conclusivo dei lavori.
Il presidente del Senato Pietro Grasso, osservando in Aula come la proposta di integrazione presentata dall’Ungheria al documento conclusivo dei lavori non si sia potuta accogliere perché “lontana” dallo spirito con cui è stato scritto il provvedimento, aveva dato la parola al vicepresidente del Parlamento ungherese Istvan Hiller che aveva confermato comunque la sua posizione. (con fonte ansamed)