A Modena ennesima gabella: arriva la tassa sugli zerbini

Stampare il logo del proprio negozio sullo zerbino d’ingresso è un segno distintivo, ma a Modena costa caro. Il Comune ha infatti deciso di considerarlo “pubblicità”, e per tanto ha predisposto l’invio agli esercenti delle cartelle esattoriali per il pagamento della relativa imposta.

La denuncia è della Confesercenti cittadina che spiega come a molti negozianti increduli sia stata già recapitata dall’Ica, (la società che per conto del Comune riscuote le imposte legate alla pubblicità), la cartella relativa a forme pubblicitarie “non dichiarate o non regolamentari”. Fra cui figurerebbe, per l’appunto, la stampigliatura del nome dell’attività negli zerbini. L’organizzazione dei commercianti ha già deciso di mobilitarsi per respingere al mittente quella che considera “un’ingiusta gabella del 21esimo secolo”.

“Non volevamo crederci – scrive ancora Confesercenti Area di Modena – ma è tutto vero. Altro che 4.0, con questa imposta sullo zerbino siamo in pieno clima da tassa sul macinato di ottocentesca memoria”. “Ci sentiamo quindi in dovere – evidenzia Mauro Salvatori, presidente Confesercenti Area di Modena – di mettere in guardia commercianti, artigiani, liberi professionisti che potrebbero essere sanzionati da Ica. Solo perché, inavvertitamente, hanno avuto l’ardire di dotarsi di zerbini col nome dell’attività imprenditoriale senza denunciali come pubblicità”

“Ingiusta, ridicola e bizzarra” così ha definito l’imposta Salvatori, che auspica la sospensione delle sanzioni comminate e la soppressione dell’imposta sullo zerbino. “Auspichiamo la rapida eliminazione di quella che, a tutti gli effetti, risulta una gabella del 21esimo secolo” conclude, evidenziando la forte preoccupazione “e non da oggi sulle modalità di accertamento da parte di Ica delle presunte irregolarità”.

( it.finance.yahoo.com) A leggere la normativa non viene esplicitamente menzionato lo zerbino. La norma, però, lascia ampio margine interpretativo e, si sa, quando si tratta di riscuotere gabelle, il fisco italiano non si tira certo indietro.

E’ previsto che l’imposta si applichi “a tutti coloro che effettuano la diffusione di messaggi pubblicitari, attraverso forme di comunicazione visive e/o acustiche diverse da quelle assoggettate al diritto sulle pubbliche affissioni, in luoghi pubblici o aperti al pubblico o da tali luoghi percepibile”.

L’elenco delle esenzioni è ampio, ma non cita espressamente lo zerbino. Quindi pare sia lecito chiedere la tassa, nel caso compaia il logo dell’attività.