Il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha licenziato a sorpresa ieri il direttore del Federal Bureau of Investigation (Fbi), James Comey, dopo aver ricevuto una raccomandazione in tal senso dal vice procuratore generale, Rod Rosenstein, e dal procuratore generale Jeff Sessions.
La decisione del presidente e’ giunta come un fulmine a ciel sereno, e pare che Comey l’abbia appresa dai media: la Casa Bianca, infatti, ha inviato una lettera del presidente alla sede dell’agenzia investigativa in formato digitale e cartaceo, ma Comey era fuori sede, impegnato in una conferenza a Los Angeles.
Appena due giorni prima, durante una conferenza presso il College di Boston, aveva baldanzosamente dichiarato al suo uditorio: ”Avrete a che fare col sottoscritto per altri sei anni e mezzo”. E’ chiaro che l’ormai ex direttore dell’Fbi non aveva il minimo sospetto che di li’ a poche ore sarebbe stato congedato dalla Casa bianca: e questo a dispetto delle polemiche piovute sul suo capo da un anno a questa parte per la gestione dello scandalo delle e-mail di Hillary Clinton, la sua condotta a pochi giorni dalle elezioni presidenziali – con l’annuncio della riapertura delle indagini a carico della Democratica pochi giorni prima del voto, e la loro successiva richiusura – oltre alle incessanti fughe di notizie riguardo le indagini di contro-intelligence sulle intromissioni della Russia nel processo elettorale statunitense.
I Democratici, che per mesi hanno chiesto le dimissioni di Comey accusandolo d’aver causato la sconfitta di Clinton, ieri hanno denunciato il suo licenziamento come un tentativo di Trump di insabbiare le indagini sui presunti contatti con la Russia, dimostratisi falsi. IL NORD