1° maggio a Trieste con le stelle rosse, sembra la festa dell’occupazione titina

TRIESTE – Stelle rosse ovunque  al corteo triestino del Primo maggio che ha visto la partecipazione di 5mila persone secondo i dati diffusi da Cgil Cisl e Uil regionali.

Un corteo molto partecipato ha attraversato la città da piazza San Giacomo fino a piazza Unità, unendo il sindacato e tutte le anime dei nostalgici comunisti. Oltre che su bandiere jugoslave e della Brigata Garibaldi, sulle bandiere anarchiche e di tutte le sigle comuniste, tantissimi avevano stelle rosse di carta portate al collo, magliette con stelle rosse di ogni tipo, e uno spezzone del corteo procedeva sotto le bandiere della resistenza curda contro l’Isis, a loro volta con stelle rosse. (il piccolo)

I compagni se ne sono infischiati della mozione del Consiglio comunale che aveva vietato i simboli di Tito.

«Negli ultimi anni a Trieste, durante le manifestazioni in occasione del Primo maggio, Festa del Lavoro, tra cui il corteo curato dalle organizzazioni sindacali che si conclude in piazza Unità d’Italia, sono comparsi vessilli e bandiere celebranti la figura del maresciallo Tito, bandiere della Repubblica Federativa Socialista di Jugoslavia ed altre ostentazioni di stelle rosse, anche sul tricolore italiano».

Questa la premessa della mozione urgente presentata dai capigruppo di maggioranza in Consiglio comunale Claudio Giacomelli (FdI), Paolo Polidori (Ln), Vincenzo Rescigno (Ld) e Piero Camber (FI): «Simboli offensivi per la memoria storica della città e di insulto per il ricordo di quanti subirono persecuzioni, torture, infoibamenti e omicidi a partire dal 1 maggio 1945»

«Con la mia famiglia abbiamo sempre festeggiato il 30 aprile, giorno in cui il Cnl è insorto per far entrare la città in un progetto di Italia repubblicana – ha esordito Antonella Grim (Pd) -. Il giorno dopo è accaduto poi il fatto che ha ferito una parte della città. Sono consapevole delle ferite e sofferenze subite, ma credo che ancora una volta non sappiamo cercare di andare oltre e con questa mozione si voglia fare un uso strumentale di quelle ferite che per anni hanno diviso i cittadini di questa città».

Nel ricordare quanto fatto nel suo mandato da sindaco, Roberto Cosolini (Pd) ha spiegato di aver «inaugurato un monumento sul colle di San Giusto che ricorda le sofferenze di quei giorni, cosa che nessuno prima aveva fatto. Non voterò questa mozione perché ci sono le cose proibite dalla legge e quindi se c’è un reato si persegue. È folclore? È una provocazione? Che questo debba portare all’isolamento ed espulsione fisica (che c’è sempre stato nel corteo), ma questa mozione contiene diverse cose: simboli titini, ma anche bandiere tricolore con le stelle rosse (simbolo delle brigate di garibaldi)».

Astenuti dal voto insieme al resto dell’opposizione anche il Movimento 5 stelle: «Vogliamo chiamarli dementi, persone da isolare, da condannare? Come credo siano da condannare persone che in altri cortei si rifanno a nazismo e fascismo – ha spiegato Paolo Menis -. Voi avete portato una mozione per difendere un vostro deputato e il suo diritto di parola (Salvini a Napoli, ndr) e ora chiedete di cancellare una manifestazione a causa di 5/10 deficienti, non credo sia un comportamento coerente».