Oim (Onu): “Il 93% dei migranti non fugge dalla guerra ma dalla povertà”

ROMA, 26 APR – Il 93% dei migranti che si trovava negli ultimi mesi in Libia ha detto di aver lasciato il paese di origine per fuggire la povertà e l’assenza di opportunità per migliori condizioni di vita, mentre il 5% lo ha fatto per scappare da guerre, conflitti e condizioni di insicurezza e l’1% per la mancanza di servizi primari in patria. Lo riporta l’Oim (Organizzazione internazionale per le migrazioni) nel suo ultimo rapporto ‘Dtm Libya Migrant Report’, sulla base di 1314 interviste sul campo compiute tra dicembre e marzo scorsi.

cibo buttato dai migranti

I dati sono emersi dal Displacement Tracking Matrix, sistema usato dall’Oim – e cofinaziato da Ue e UK Department for International Development (Dfid) – per monitorare i movimenti della popolazione presente in Libia, e sono stati raccolti in con interviste ‘random’ in nove diverse regioni del Paese.

Il 68% dei migranti intervistati ha riferito che era disoccupato nel Paese di origine. Per quanto riguarda il restante 32%, nel 70% dei casi i principali settori di impiego erano agricoltura, pastorizia, pesca e industria alimentare, nel 9% i settori di costruzioni, fornitura di acqua, energia.

Il 64% dei migranti ha dichiarato che la Libia era il Paese di destinazione, mentre il 16% guardava all’Italia, l’8% alla Francia e il 5% alla Germania. In particolare, il 42% dei nigeriani puntava all’Italia come prima destinazione.

La scelta delle destinazioni era soprattutto legata alle condizioni socio-economiche del Paese di arrivo (83%), mentre l’11% ha scelto in base alle condizioni di accesso all’asilo, ed il 4% per i parenti presenti nei Paesi di destinazione.

Secondo l’indagine, il 53% di chi sceglie l’Italia come destinazione lo fa per motivi economici, il 40% per chiedere asilo, un dato quest’ultimo cresciuto rispetto al 22% del 2016.

Solo il 18% degli intervistati ha preso in considerazione l’idea di tornare nel proprio Paese di origine.

La nazionalità principale tra i migranti intervistati è il Niger con il 33% di persone, seguita dall’Egitto con il 19%, e da Sudan, Mali, Nigeria, Ciad. La maggioranza dei migranti intervistati era di sesso maschile (98%) e di età compresa tra i 20 e i 29 anni (62%). Il 52% erano single, e nel 76% dei casi avevano completato un percorso di studi: il 25% una scuola coranica, il 22% la scuola primaria, il 12% quella secondaria, il 17% un corso professionale, l’1% un’istruzione superiore.

Per quanto riguarda i viaggi, il 70% degli intervistati ha dichiarato di essere partito da un Paese al confine con la Libia. Nel 90% dei casi il viaggio è stato compiuto in maniera non ‘ufficiale’ e il 96% degli intervistati ha riferito di essere entrato il Libia via terra. Per il 67.4% il costo per raggiungere la Libia è stato di meno di mille dollari a persona, mentre il 31.7% ha riferito di un costo tra i 1000 e i 5 mila dollari. Cifre che, secondo lo studio, potrebbero coprire il trasporto dei trafficanti, i checkpoint, cibo e alloggio.

Per quanto riguarda la stima dei migranti ora in Libia, tra gennaio e febbraio 2017 l’OIM ha rilevato la presenza di 381,463 migranti sul territorio del Paese, di cui 7,197 in stato di detenzione. Le principali regioni in cui si concentrano quelle di sono Misurata, Tripoli e Sebha. Di questi, il 96% sono adulti, dei quali l’87% uomini e il 13% donne. I minori sono il 4%, il 38% dei quali (uno su tre) non è accompagnato. Sono 38 infine le nazionalità, fra le quali la maggioritaria è egiziana (18%). Seguono migranti del Niger con il 17%, mentre al terzo posto si collocano quelli del Ciad, l’11%. (ANSAmed).