In quel che resta dell’ONU, ormai è un continuo carnevale. L’Arabia Saudita è stata eletta alla commissione per i diritti delle donne delle Nazioni Unite, provocando l’indignazione dei gruppi dei diritti umani.
Il regno è ora uno dei 45 Paesi che siedono nel panel per “promuovere i diritti delle donne, documentare la realtà delle vite femminili in tutto il mondo e modellare le norme globali sulla parità di genere“, secondo l’ONU. Ci sarebbe da ridere, se non fosse da piangere.
Il regno islamico ultra-conservatore ha una politica statale di segregazione tra uomini e donne.
“Ogni donna saudita deve avere un tutore maschio che prenda tutte le decisioni al suo posto, controllando la vita di una donna dalla sua nascita fino alla morte”, ha dichiarato Hillel Neuer, direttore dell’UN Watch. “L’Arabia Saudita vieta alle donne perfino di guidare automobili.”
Almeno cinque Stati dell’UE hanno votato, con una votazione segreta, per i Sauditi!
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Il voto è stato accolto con calore da Helen Clark, ex amministratore del programma di sviluppo delle Nazioni Unite e primo ministro della Nuova Zelanda. Alla domanda sull’elezione dei Sauditi alla commissione, su Twitter, Clark ha vaneggiato: “È importante sostenere chi lavora per il cambiamento. Le cose stanno cambiando, ma lentamente.”
A marzo l’Arabia Saudita ha lanciato la sua prima riunione del consiglio delle ragazze con foto pubblicitarie che mostrano 13 uomini sul palco e nessuna donna. Gli organizzatori hanno dichiarato che le donne erano coinvolte nell’evento, ma che erano state obbligate a sedersi in una stanza separata.
Il Global Global Gender Gap del 2015 ha classificato l’Arabia Saudita 134a su 145 paesi per la parità di genere. È l’unico paese al mondo dove le donne non possono guidare e non possono ottenere una patente di guida.
L’Arabia Saudita, paese in cui il Regno Unito esporta più armi, è già al Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite.