Secondo i saccenti nostrani in materia, cioè i progressisti, solitamente atei, quando un musulmano si mette ad ammazzare civili occidentali gridando «Allah Akbar» questo non è «terrorismo islamico». Non c’ entra «la religione della pace» – ci spiegano – con comportamenti di questo genere e dire il contrario è islamofobia, causata da ignoranza e razzismo. Ovviamente, tante gente normalmente «infedele» all’islam – come me ad esempio, come la maggioranza, scommetto – non è per niente d’ accordo. Ma non lo sono neppure i terroristi islamici stessi.
Anzi. Sono arrabbiatissimi con la macchina del fango occidentale che vuole spiegare il loro terrorismo in tanti modi (pazzia, povertà, perversione, ecc.) ma evitando a tutti costi un nesso con la religione islamica. E ce l’ hanno anche col Papa che sta per visitare l’ Egitto fra poco per lo stesso motivo. A febbraio ha detto: «Non esiste il terrorismo islamico». Nella rivista online dell’Isis – Dabiq – c’ è un editoriale lunghissimo scritto in inglese ed intitolato «Break the Cross» (Spaccate la Croce) sul tema dell’ ignoranza occidentale del terrorismo jihadista praticato in nome di Allah.
L’oggettivo dell’ editoriale è di «correggere la falsa narrazione» sull’ islam e spiegare chiaro e tondo «perché noi odiamo voi e perché noi combattiamo contro di voi». L’ Isis, cioè Islamic State in Iraq and Syria, elenca in bianco e nero le motivazioni del suo terrorismo. Innanzitutto, noi occidentali dobbiamo morire perché non ci siamo convertiti all’ islam e il Cristianesimo è blasfemia e offesa ad Allah punibile con la morte.
Si legge: «Noi vi odiamo, prima e principalmente perché siete miscredenti; rifiutate l’ unicità di Allah – anche se non ve ne rendete conto – voi siete colpevoli della blasfemia contro di Lui, pretendendo che Lui abbia un figlio, voi fabbricate delle bugie contro i Suoi profeti e messaggeri, e commettete delle pratiche diaboliche di ogni tipo.
Non solo: la vostra miscredenza è la prima ragione per cui noi vi combattiamo; è la nostra fede che ci ordina di combattere i miscredenti finché non si sottomettono all’ autorità dell’ islam. Le penne dell’ Isis si sentono in particolare offese da Papa Francesco perché ha detto più di una volta (più recentemente a febbraio) che non esiste «terrorismo musulmano» e che i jihadisti non sono motivati dalla religione e che i musulmani vogliono la pace e che il terrorismo commesso da musulmano è motivato dalla povertà. La loro unica motivazione invece, scrivono, è la religione come richede Allah nel Corano.
«Questa è una guerra divinamente giustificata fra le nazioni musulmane e le nazioni della miscredenza».
Ce l’ hanno col Papa forse ancora più che con i progressisti probabilmente perché ha più peso spirituale.
Non è vero, dicono, che l’ islam autentico secondo il Corano è contro la guerra e la violenza come sostiene il Papa che si nasconde dietro «un velo di buona volontà». Il messaggio dell’ editoriale è chiarissimo: il dovere di ogni musulmano è di prender in mano la spada in nome del «più grande obbligo» di ogni musulmano genuino, cioè, la Guerra santa.
Nel frattempo gli attentati contro i cristiani in quelle chiese in Egitto domenica delle Palme vengono definiti – dal governo egiziano per esempio – assalti «contro gli egiziani» – cioè tutti – e dunque non contro solo cristiani. Mi dispiace: ma per capire il terrorismo islamico – ed islamico lo è – mi fido più dei terroristi stessi piuttosto che la sinistra progressista ed atea e persino del Papa.
di Nicholas Farrell per liberoquotidiano.it