“C’è un nuovo sceriffo in città”. I missili di Donald Trump sulla Siria per Edward Luttwak hanno un significato quasi banale: sono un messaggio a Vladimir Putin, Teheran, la Corea del Nord. Gli Stati Uniti sono tornati a comandare militarmente sul mondo.
Il politologo americano, intervistato dal Messaggero, è secco e brutale, e soprattutto non nasconde la sua soddisfazione: “Penso che il presidente abbia voluto dire al mondo: Signori, io non sono Obama. Perché Obama voleva trasformare gli Usa in una socialdemocrazia alla maniera europea, mentre Trump intende riaffermarne la leadership nel mondo“. Finita l’ìpocrisia obamiana di chi dice “inaccettabile” riguardo all’uso delle armi chimiche ma non fa nulla per evitarlo. “Solo il Papa può farlo”, suggerisce Luttwak, secondo cui comunque Trump non ha in programma “un impegno militare più vasto” contro Bashar Assad.
In controtendenza con molti analisti, per Luttwak tra Usa e Russia “non c’era nulla da compromettere”. Trump, continua, “aveva mandato vari messaggi amichevoli alla Russia, senza ricevere nulla in risposta”. A pesare è stata anche la melina dell’Onu: “Ancora continuano a ostacolare la firma della risoluzione. Questo loro silenzio ha reso inevitabile l’intervento americano”.