Il pm di Trani Michele Ruggiero era finito sotto la lente del Consiglio superiore della magistratura (Csm) per il suo sfogo su Facebook dopo l’assoluzione degli imputati nel processo sulle agenzie di rating e nel quale lo Stato non si è costituito parte civile.
“Sono stato lasciato solo”
Il magistrato aveva denunciato di essere stato lasciato solo. “E’ davvero incredibile – aveva scritto – quanto talvolta ci si possa sentire soli nel fare il proprio dovere. A un pubblico ministero capita spesso di avvertire questa sensazione di solitudine nel corso di processi particolarmente delicati: delicati come le verità che in quei processi si tenta di fare emergere, dapprima durante le indagini, poi nel corso del pubblico dibattimento. Verità che spesso restano sullo sfondo, perché lì è bene che restino. Verità che finiscono esse stesse sotto processo rischiando la più grave tra le condanne, quella all’oblio”.
E’ stata la prima commissione presieduta dal laico del Pd Giuseppe Fanfani (vice presidente è il togato di Unicost Luca Palamara) a prendere in esame la vicenda. Pare che l’organismo intenda preliminarmente fare degli accertamenti prima di prendere decisioni come quella di aprire a suo carico una procedura di trasferimento d’ufficio. Per prima cosa la commissione acquisirà il post su Facebook di Ruggiero rilanciato a suo tempo dal blog di Beppe Grillo.
La stretta del Csm
Il Csm pensa a una stretta. E cioè a dettare una disciplina a cui le toghe dovranno attenersi sui loro profili social, specie se accessibili da chiunque. Linee guida che, salvaguardando necessariamente la libertà di manifestazione del pensiero, garantiscano che la comunicazione sui social avvenga con toni consoni al ruolo ricoperto. Il compito di mettere a punto l’abc dei giudici che navigano in Rete è stato affidato dal Comitato di presidenza di Palazzo dei marescialli a due Commissioni, la Prima e la Settima, presiedute rispettivamente dal laico del Pd Giuseppe Fanfani e dal togato di Magistratura Indipendente Claudio Galoppi.
Incaricando le due Commissioni di definire le regole per i magistrati che usano Facebook, Twitter e Instagram, il vertice di Palazzo dei marescialli ha accolto una sollecitazione venuta dal laico di Forza Italia Pierantonio Zanettin, che nei giorni scorsi aveva chiesto un “solenne intervento” del Csm per “richiamare i magistrati italiani a canoni di maggiore prudenza, sobrietà e riservatezza nell’uso dei social network e piattaforme digitali in genere”.