Carlo Tarallo per “la Verità”
«Apple aprirà a Napoli un centro di sperimentazione per le app che darà lavoro a circa 600 persone»: era il 21 gennaio del 2016 e Matteo Renzi, da Palazzo Chigi, annunciò con la consueta enfasi che la multinazionale di Cupertino avrebbe investito nel Sud, a Napoli in particolare, creando occupazione per centinaia di giovani. Pochi giorni dopo, il 22 gennaio, rincarò la dose:
«L’ annuncio di Apple», proclamò Renzi, «che farà 600 posti di lavoro a Napoli, è una cosa molto bella. Per me è fondamentale che la grande partita di Napoli e della Campania, più in generale del Sud, esca dai confini del pessimismo, vittimismo, lamentazione, rassegnazione: ci sono dei grandissimi partner globali».
Un anno e due mesi dopo, la prospettiva dei 600 posti di lavoro si è rivelata una clamorosa e certificata bufala, che oltretutto ha avuto l’ effetto di aumentare e giustificare pessimismo, vittimismo, lamentazione e rassegnazione nei giovani meridionali che avevano creduto alle parole dell’ ex Rottamatore, finito rottamato.
In realtà, Apple a Napoli un centro lo ha aperto, ma non si tratta di una struttura produttiva. La iOS Developer Academy si occupa di formazione di sviluppatori di applicazioni per il sistema operativo iOS, cioè quello dell’ iPhone e degli altri dispositivi mobili della mela. Un centro nato per iniziativa dell’ Università Federico II in partnership con il colosso dell’ hi tech: gli unici posti di lavoro creati, 13 in tutto, sono quelli dei docenti (sviluppatori, esperti di design e di marketing) che tengono i corsi. Guadagnano 40.000 euro lordi l’ anno, hanno un contratto di 12 mesi, e per almeno due di loro, la “chiamata” non è stata priva di polemiche: sono finiti sulla graticola della stampa locale perché docenti precari “pupilli” di membri della commissione esaminatrice.
Dei 13 docenti 9 sono campani, 2 siciliani, una viene dalle Marche e una dal Brasile. Su 200 studenti, 180 sono italiani e il resto viene da altre parti del mondo: Turchia, Olanda, Messico e così via.
Il resto dei posti di lavoro? Nisba, nulla, nada de nada. Apple paga, attraverso l’ università, gli stipendi a questi 13 docenti e una borsa di studio di circa 700 euro lordi al mese a 20 dei 200 studenti che frequentano i corsi, che si svolgono presso la sede di San Giovanni a Teduccio della Federico II. Il resto delle borse di studio, il 90% del totale, le paga invece la Regione Campania, con circa 7 milioni di euro: il governo, dopo la stretta di mano a favore di fotografi e telecamere tra Matteo Renzi e Tim Cook, ceo di Apple, non si è più fatto vedere né sentire.
«Quella dei 600 posti di lavoro», chiarisce Stefano Avallone, docente universitario e condirettore operativo dell’ Academy, «è stata una interpretazione travisata da parte della stampa. Qui posti di lavoro non ce ne sono e non se ne creano. Diamo agli studenti che frequentano i corsi la possibilità di inserirsi poi nel mondo del lavoro anche sviluppando delle start up. Apple fornisce i dispositivi e segue costantemente i docenti nei loro piani formativi».
Una interpretazione travisata da parte della stampa? Ma se Renzi diede l’ annuncio dei 600 posti di lavoro in video e su tutti i giornali… «Ripeto», insiste Avallone, «qui non c’ è alcun posto di lavoro. Non so chi l’ abbia detto. La Apple non ha mai, e ripeto mai, parlato di posti di lavoro. I nostri studenti stanno acquisendo competenze molto importanti, è questo l’ obiettivo». Dunque, una superballa.
I 600 posti di lavoro a Napoli non ci sono, non ci saranno e non c’ è mai stata la possibilità di crearli. Del resto, la sede dell’ Academy non fa certo pensare a una megastruttura operativa. Si trova al secondo piano del palazzone nuovissimo e vuotissimo della sede di Napoli Est della Federico II. Un corridoio lungo, qualche ufficio, e un’ aula (una sola) di più o meno 200 metri quadri, né più né meno che un appartamento di medio-grandi dimensioni.
Alla Apple in realtà erano state prospettate altre possibili sedi, ma nessuna aveva le caratteristiche giuste per ospitare il centro. «Dal prossimo anno», spiega Avallone, «potremmo usufruire anche del terzo piano dell’ edificio». In sostanza, altro che super struttura operativa: ci troviamo né più né meno di fronte a un classico corso di formazione finanziato in (minima) parte da un privato (la Apple) e in grandissima parte dalla Regione.
Con tanti saluti agli annunci di Matteo Renzi e dei suoi twittatori di fiducia, che per mesi e mesi hanno invaso i social con promesse, inni di gloria verso l’ ex Rottamatore, articoli che aggiungevano annunci ad annunci senza che in questa già martoriata periferia est di Napoli ci fosse una minima prospettiva di occupazione. Matteo Renzi, sparando la balla dei 600 posti di lavoro, ebbe anche il coraggio di fare la ramanzina ai giovani meridionali, «vittimisti e rassegnati». Chiedere scusa, sarebbe il minimo.