Galeotto fu il copia e incolla, almeno stando a quanto racconta oggi il Fatto Quotidiano. Sarebbero infatti almeno 4mila le parole copiate che compaiono nella tesi di dottorato dell’attuale ministra per la Semplificazione e Pubblica amministrazione (del governo Gentioni e di quello Renzi) Marianna Madia. “Nelle 94 pagine del suo elaborato dal titolo Essays on the Effects of Flexibility on Labour Market Outcome , riguardante Scienze dell’Economia del Lavoro – scrive il quotidiano di Travaglio – ci sono passaggi pressoché identici a quelli presenti in altre pubblicazioni”, e la fonte dei passaggi riportati “non risulta citata”. Quando la Madia ha conseguito il dottorato alla scuola Imt di Alti Studi di Luca era già parlamentare del Pd.
L’accusa
L’analisi che il Fatto ha fatto per giungere a questa conclusione appare accurata. Dopo aver escluso le frasi di uso comune nelle scienze economiche e quelle attribuite dalla Madia alla fonte originale, l’inchiesta firmata da Laura Margottini si sofferma su “passaggi anche di centinaia di parole (che) risultano identici ad altri già apparsi in pubblicazioni scientifiche peer reviewed (certificate) o in articoli che nel 2008 erano ancora in progress in rapporti della Commisisone Europea, del Fondo monetario internazionale e di centri di ricerca (come l’Istituto Iza per l’economia del lavoro di Bonn o il National Bureau of Economic Research di Cambridge).
Le percentuali
La tesi della ministra Madia, nei suoi tre capitoli, comprenderebbe secondo il quotidiano di Travaglio “quantità di passaggi che risultano originariamente presenti in articoli di altri autori non citati dove appaiono nella tesi”. La quantità presente nei 3 capitoli sarebbe “rispettivamente del 40 per cento, del 56 per cento e del 79 per cento. E in sette pagine su 95 si va dal 56 per cento all’89 per cento di testo identico a quello di altri autori, senza virgolette né attribuzione della fonte”.