“Hanno fatto un censimento di tutte le famiglie con minori”, spiega Emanuela raccontando la sua storia con un filo di voce, “e anche quando hanno scoperto che eravamo italiani ci hanno proposto di trasferirci in un container nel campo rom di via di Salone o in quello di Prima Porta”. Emanuela e suo marito sono entrambi disoccupati. Enrico faceva la guardia giurata, ma ha perso il lavoro nel febbraio del 2015. Emanuela lavorava in Autogrill con un contratto a tempo determinato. Poi il contratto è scaduto e a febbraio è arrivato l’ultimo assegno della disoccupazione. Ora si arrangiano con lavoretti saltuari, pagati con i voucher, per mantenere il loro bimbo, che nonostante tutto riesce ad andare a scuola e a fare una vita normale. [..]
Anche ad Antonio, che abita nell’appartamento al piano di sopra, il Comune ha chiesto di trasferirsi assieme a sua moglie Maria Grazia e a sua figlia Michela, di 13 anni, nel campo nomadi di via di Salone dopo lo sgombero del palazzo di via Raffaele Costi. “Sì, mi hanno proposto di andare a vivere in un container in mezzo ai nomadi ma io lì in mezzo a pistole e coltellate la mia famiglia non ce la porterò né vivo né morto”, ci racconta Antonio che è sardo e che dal 1991 è in attesa di una casa popolare.
le famiglie italiane che occupano lo stabile hanno protestato in Campidoglio assieme a Fabio Sabbatani Schiuma, capogruppo di Noi con Salvini nel V municipio. “La verità è che il Campidoglio ha iniziato a informarsi ora sul caso, poiché non sapeva che ci fossero anche delle famiglie italiane, cosa che invece sapevano bene nel V municipio, sempre governato dal M5S”, attacca Schiuma in una nota, “ora il sindaco Raggi, tra un finanziamento di oltre 10 milioni per i rom e le ristrutturazioni di hotel per stranieri, trovi il modo per rendere giustizia a queste famiglie, oramai vittime del razzismo contro gli italiani”. IL GIORNALE
Ma si riesce poi a sapere a ch vengono destinati questi appartamenti sgomberati???