Europa a due velocità? A Versailles va in scena l’ultimo colpo di coda dell’Aristocrazia europea

Lunedì 6 marzo 2017 come il 6 ottobre 1789? Nel 2013 pubblicai un libro che aveva come sottotitolo: “Dall’Ancien Régime alla nuova Aristocrazia europea” (titolo: “La Rivoluzione francese e i giorni nostri“). Ci avevo visto giusto, con quasi quattro anni di anticipo.

Ieri a Versailles, dove più di duecento anni fa la famiglia reale fu costretta dal popolo a trasferirsi a Parigi, si sono incontrati i quattro leader dei Paesi europei più influenti: il presidente della Repubblica francese, la cancelliera tedesca, il primo ministro spagnolo e il nostro presidente del consiglio.

Ma questa volta non è un’inutile parata come quella che si tenne a Ventotene lo scorso agosto tra Renzi, Merkel e Hollande; stavolta l’incontro è davvero qualcosa di serio: l’ultimo tentativo dei sepolcri di salvare il cimitero. Si è infatti discusso di creare un’Europa a due velocità, lasciando a ciascuno Stato la facoltà di integrarsi a seconda di diversi livelli e materie di integrazione, senza ostacolare coloro che vogliono maggiore integrazione a livello europeo.

E il nostro presidente del consiglio non ha perso l’occasione per esprimere il desiderio (il suo ma non quello del popolo italiano!) di maggiore integrazione da parte dell’Italia, senza comprendere che per noi sarebbe la morte definitiva della democrazia e dei diritti fondamentali… ma questa non è una novità: da Monti a Gentiloni, seppur con qualche distinguo, tutti e quattro i nostri presidenti del consiglio susseguitesi dopo il “colpo di stato” hanno incarnato il detto casiniano “dopo Monti può esserci solo Monti“, non intendendo il bocconiano fisicamente ma la sua agenda politica, vale a dire cessioni di sovranità verso un progetto europeo di annientamento delle democrazie e delle sovranità nazionali.

L’ho già scritto più volte: semmai dovesse esserci un’Europa a due velocità, l’Italia dovrebbe essere nell’Europa B (e soprattutto nell’euro B), comunque NON nello stesso vagone della Germania, nostro maggior competitor nelle esportazioni in una comparazione infra-Stati. Se fosse messa in pratica la proposta del premio Nobel Stiglitz avanzata nel suo ultimo libro uscito lo scorso agosto (cioè quella delle due aree valutarie differenti e con BCE prestatrice di ultima istanza), l’Italia dovrebbe rientrare nell’area valutaria del sud, e, in ogni caso, non in quella della Germania.

Tuttavia, pare che commetteremo lo stesso errore che commise Prodi: suicidarci per la quarta volta ed essere felici di farlo!

Ma ora la realtà è ben più tragica rispetto a quella di 20-25 anni fa: questa, ad una o due velocità, è un’Europa criminale, quindi – a mio parere – occorrerebbe uscirne al più presto!

E, ancor prima, occorrerebbe uscire dall’euro, una moneta completamente sbagliata che uccide i principi inderogabili della Costituzione primigenia!

L’unica via di salvezza dell’Europa è, a mio avviso, lo smantellamento dell’UE e dell’euro ed il ripristino della CEE, lasciando a ciascun singolo Stato la sovranità sulla moneta, sulle leggi, sul fisco, sull’economia, sui confini e sulle forze armate.

Avv. Giuseppe PALMA