Il jobs act e lo schiavismo imposto dalla sinistra globalista

Iniziamo con una certezza: dopo il Jobs Act IL LAVORO STABILE NON ESISTE PIU’! Lo avrò scritto e dimostrato almeno un centinaio di volte, ma qualche “furbo” giornalaio di corte – nonostante legga anche i miei lavori – continua a far finta di niente.

Avv. Giuseppe Palma

Con l’approvazione da parte del Parlamento della legge delega n. 183/2014 (il cosiddetto Jobs Act) e il varo dei decreti attuativi da parte del Governo (2015), si è introdotto un contratto di lavoro a tutele crescenti (tutele solo economiche) che, pur essendo nella forma a “tempo indeterminato”, nella sostanza è a PRECARIETÀ ILLIMITATA.

La tutela reale (cioè il reintegro nel posto di lavoro del lavoratore illegittimamente licenziato) è divenuta un’ipotesi meramente residuale, cioè rimasta in vigore (sia per i licenziamenti per giustificato motivo oggettivo che per quelli per giustificato motivo soggettivo o giusta causa) solo nei casi di licenziamenti orali, nulli e discriminatori, oltre che –nella sola fattispecie dei licenziamenti per giustificato motivo soggettivo o giusta causa –nell’ipotesi di INSUSSISTENZA del fatto materiale contestato al lavoratore, lasciando fuori i casi di sproporzionalità tra fatto contestato e licenziamento. Il tutto appositamente condito dall’inversione dell’onere della prova a carico del lavoratore.

Se per evitare di porre in essere licenziamenti orali, nulli e discriminatori sarà sufficiente al datore di lavoro recarsi da un discreto avvocato, nel caso di insussistenza del fatto materiale contestato al lavoratore dovrà essere quest’ultimo a dimostrare le ragioni di cui al proprio ricorso, rischiando di non riuscire a provare l’insussistenza bensì solo la sproporzionalità, quindi essere escluso dall’applicazione della tutela reale: un bel cappotto di cemento che cancella almeno centovent’anni di lotte sociali!

Ciò premesso, è evidente che l’indeterminatezza del contratto di lavoro è solo uno specchietto per le allodole, infatti nella sostanza – potendo il datore di lavoro licenziare il lavoratore senza il rischio di dover essere condannato dal giudice a reintegrarlo in caso di licenziamento dichiarato illegittimo – il contratto di lavoro a tempo indeterminato non esiste più!

Inoltre, tanto per ristabilire un po’ di verità, il Jobs Act non solo ha smantellato la tutela reale, ma ha addirittura peggiorato anche la tutela obbligatoria (risarcitoria). Mentre la Legge Fornero (Legge n. 92/2012) prevedeva in favore del lavoratore illegittimamente licenziato un’indennità compresa tra le 12 e le 24 mensilità, il Jobs Act ha ridotto questa forbice a 4-24 mensilità!

Tutto questo per mano del Partito Democratico, fedele esecutore delle finalità del capitale internazionale!

Del resto, non v’è altra via: restando aggrappati a questo €uro criminale, ciascun Governo o maggioranza parlamentare non ha altri strumenti se non quelli della svalutazione del lavoro e dello smantellamento dei diritti fondamentali, quindi delle regole di base insite nel concetto di democrazia costituzionale risiedenti nella Costituzione primigenia!

Tutto ciò premesso, il JOBS ACT serve unicamente a questo: da quando abbiamo aderito all’€uro (che è un accordo di cambi fissi), non è più possibile intervenire sul cambio e svalutare la moneta (le cosiddette svalutazioni competitive del passato che facevano riprendere le nostre esportazioni rispetto a quelle degli altri Paesi europei). Quindi, non potendo più SVALUTARE LA MONETA, si SVALUTA IL LAVORO! La Riforma Fornero prima, e il Jobs Act poi, vanno esattamente in questa direzione!

Il tutto condito dal nuovo strumento di schiavismo legalizzato: i voucher, cioè il lavoro usa e getta sulla cui normativa gli italiani saranno chiamati ad esprimersi in un referendum abrogativo di questa estate (forse!). Nel 2016 i voucher attivati sono stati ben 130.000! Alla faccia del contratto a tempo indeterminato!