La bracciante agricola Paola Clemente era stata uccisa da un infarto mentre lavorava per due euro all’ora nelle campagne di Andria all’acinellatura dell’uva. Dopo quasi due anni di indagini, sono finiti in carcere Ciro Grassi, il titolare dell’azienda che trasportava in bus le braccianti, Pietro Bello, il responsabile dell’agenzia interinale, i ragionieri Giampietro Marinaro e Oronzo Catacchio. In manette anche Maria Lucia Marinar, moglie di Grassi, e la sorella Giovanna, che avrebbe lavorato nei campi come capo-squadra. Sono tutti e sei accusati di truffa ai danni dello Stato, illecita intermediazione, sfruttamento del lavoro. L’indagine era cominciata grazie a una denuncia del marito della donna e della Cgil.
Oggi è una giornata importante”, ha detto in un’intervista a Repubblica, Stefano Arcuri, marito di Paola. Non c’è soddisfazione nelle parole dell’uomo: “I miei figli, oggi, hanno difficoltà a trovare lavoro e temo che sia anche per quello che abbiamo fatto, per il coraggio della nostra denuncia. Ma non mi pare che abbiamo fatto niente di speciale. Ma soltanto quello che era giusto per Paola. Quello che è accaduto oggi mi sembra la migliore risposta: se si ha fiducia nelle istituzioni, se ci si affida alla giustizia, prima a poi la giustizia quella vera, arriva. Certo c’è ancora altro da fare”.
TISCALI