Processo dura 20 anni, stupro va in prescrizione: “Così la vittima è stata violentata due volte”. Una storia di pura “malagiustizia”, al punto che il giudice stesso si è sentito in dovere di chiedere scusa.
I fatti: un uomo è accusato di aver violentato una bambina di sette anni, figlia di quella che allora era la sua convivente. Il processo però si ingolfa, non va avanti e dura alla fine ben venti anni: inevitabilmente si è chiuso con la prescrizione del reato: è il quotidiano “La Repubblica” a dare oggi ampio spazio a una vicenda sconcertante.
“Questo è un caso in cui bisogna chiedere scusa al popolo italiano” ha detto la giudice della Corte d’appello Paola Dezani, che lunedì mattina ha emesso la sentenza.
Il presidente della Corte d’appello Arturo Soprano è lapidario: “Si deve avere il coraggio di elogiarsi, ma anche quello di ammettere gli errori. Questa è un’ingiustizia per tutti, in cui la vittima è stata violentata due volte, la prima dal suo orco, la seconda dal sistema”.
L’uomo in primo grado era stato condannato a 12 anni di carcere dal tribunale di Alessandria. All’epoca dei fatti la bambina aveva sette anni, oggi ne ha 27. La madre era solita lasciare la bambina al compagno per recarsi al lavoro e, proprio in queste occasioni venivano perpetrate le agghiaccianti violenze.
Gli abusi vennero alla luce un giorno in cui la bambina fu trovata da sola in strada in stato confusionale: in ospedale i medici trovarono i segni di ripetute violenze sessuali e maltrattamenti.
Qui inizia l’infinita storia giudiziaria. Il processo inizia nel 1997 e, solo per arrivare alla sentenza di primo grado, sono necessari dieci anni. Nel 2007 il procedimento passa quindi per l’appello dalla Corte di Alessandria a quella di Torino, dove è rimasto bloccato nove anni, a causa dei cronici arretrati.
Lunedì la prescrizione, indegna pietra tombale sulla vicenda giudiziaria.