Gli eurocrati mentono sulla Grecia, sull’Italia e sulla sopravvivenza della moneta unica

Spira aria di crisi nell’Unione monetaria europea. Infatti, quando gli uomini che contano scendono in campo per ribadire cose che dovrebbero essere scontate, vuol dire che in realtà esse non lo sono affatto.

Il presidente della Banca centrale europea, Mario Draghi, ha sentito il bisogno di ripetere per ben due volte che l’euro è irrevocabile e, dopo questa dichiarazione davanti al Parlamento di Strasburgo, è corso a Berlino ad incontrare Angela Merkel con l’obiettivo di farle correggere il tiro sulla necessità di un’Europa a più velocità. E dato che l’Unione europea è già a più velocità (non tutti i Paesi hanno adottato l’euro o sottoscritto l’accordo di Shengen e tante altre direttive di Bruxelles), la cancelliera tedesca si riferiva chiaramente all’euro.

La trasferta di Mario Draghi ha prodotto una correzione di tiro da parte di Angela Merkel, la quale al termine dell’incontro con il numero uno della Bce ha dichiarato che “l’area euro deve essere coesa e deve procedere ad una velocità unica”. Queste sono parole sono parole destinate unicamente a contrastare le speculazioni politiche e dei mercati finanziari sul futuro dell’attuale euro. Esse non cambiano la realtà di fatto che l’Unione monetaria europea è molto probabilmente alla vigilia di una crisi esistenziale.

Più onesto e più chiaro è stato Ted Malloch, che dovrebbe essere il prossimo ambasciatore americano a Bruxelles. In un’intervista alla TV greca Skai, diffusa lo scorso 8 febbraio, ha dichiarato che “la questione della sopravvivenza dell’euro è all’ordine del giorno e che il futuro dell’euro si deciderà entro un anno, al massimo un anno e mezzo”. Si tratta di un discorso chiaro e comprensibile ben diverso dalle dichiarazioni edulcorate e false dei leader europei, che mirano ad ingannare i cittadini europei, facendo loro credere che la moneta unica sia solida, mentre nelle segrete stanze si studia come superare l’attuale euro.

Le menzogne diventano comunque evidenti allorquando si parla della crisi greca, che si trascina da poco meno di sette anni, della situazione sempre più insostenibile dell’Italia, dell’evoluzione dei tassi di interesse e della diffusa insoddisfazione sociale che è la causa prima delle possibilità di successo elettorale dei partiti euroscettici in Olanda e in Francia. Ma procediamo con ordine.

Il nuovo atto della tragedia greca è stato ufficialmente aperto dal Fondo Monetario Internazionale. Con una mossa senza precedenti, l’FMI ha comunicato che il suo Comitato esecutivo è profondamente diviso sulla partecipazione a un nuovo programma di aiuti ad Atene, poiché il piano di aggiustamento preparato dalla Commissione europea è irrealistico e il debito pubblico greco sarà presto fuori controllo, se i Paesi che hanno adottato l’euro non ne accetteranno una nuova parziale cancellazione. In sostanza, il Fondo Monetario Internazionale ha detto che Bruxelles mente spudoratamente quando ritiene che la Grecia possa avere un avanzo primario (ossia un avanzo dei conti pubblici prima del pagamento degli interessi) del 3,5% del PIL per un periodo di tempo prolungato. Si mente sapendo di mentire, poiché entro luglio bisognerà versare ad Atene altri 7 miliardi di euro, per evitare che il Governo greco non paghi i suoi creditori.

Ma perché le autorità europee mentono? Si mente perché Olanda, Francia e Germania, alla vigilia delle loro elezioni, non possono dire ai loro cittadini che devono dire addio ai miliardi prestati alla Grecia (facendo lievitare deficit e debito pubblico), mentre tirano la cinghia sui programmi sociali. Questi Paesi non possono nemmeno accettare che l’FMI non sia più della partita, poiché il Parlamento tedesco ha posto quale condizione la partecipazione dell’FMI al salvataggio della Grecia per approvare gli stanziamenti della Germania. E dato che il Bundestag sarà chiamato ad esprimersi anche sulla partecipazione tedesca alla prossima tranche di 7 miliardi di euro da dare alla Grecia entro luglio, si teme una rivolta dei deputati con pesanti conseguenze sull’esito del voto tedesco di fine settembre.

Dunque, sulla Grecia si mente sapendo di mentire e tutti i leader europei sanno che il rilancio dell’economia greca passa attraverso la cancellazione di parte del suo debito pubblico. Lo sanno bene i leader europei, ma mentendo vogliono rinviare il momento della verità, poiché il debito pubblico greco ammonta a 323 miliardi di euro, dei quali però 287 miliardi sono stati prestati dagli Paesi di Eurolandia. Quindi la cancellazione di parte del debito pubblico greco la pagherebbero i contribuenti degli altri Paesi, una prospettiva non facile da far digerire soprattutto alla vigilia delle elezioni.

La vera grande polveriera della moneta unica è comunque l’Italia. L’economia italiana non è riuscita a sfruttare il crollo dei prezzi delle materie prime, i bassi tassi di interesse i continui acquisti dei suoi titoli pubblici da parte della Banca centrale europea, nell’ambito del programma di Quantitative Easing. L’economia continua ad arrancare e infatti Bruxelles prevede che crescerà solo dello 0,9% quest’anno e dell’1,1% l’anno prossimo, il debito pubblico – sempre secondo l’Unione europea – salirà quest’anno al 133,3% del PIL e il deficit pubblico al 2,6%. A tutto ciò si aggiunge la crisi drammatica del sistema bancario, gravato ufficialmente da 200 miliardi di sofferenze che in realtà sono molte di più, come indicano i dati resi noti da Unicredit nel suo recente aumento di capitale. Le probabilità di un risanamento sono scarse poiché a questi dati economici si devono sommare una situazione sociale esplosiva, confermata da una disoccupazione giovanile che raggiunge il 40% e da 4,5 milioni di persone che vivono in condizioni di povertà assoluta e le incertezze politiche che fanno prevedere una stagione di grande instabilità.

Come se non bastasse, all’orizzonte si staglia un prevedibile lieve aumento dei tassi di interesse dovuto al restringimento del piano di acquisto di titoli da parte della Bce e soprattutto la tendenza all’aumento dello spread (ossia il differenziale tra i rendimenti dei titoli italiani e di quelli tedeschi) che sono destinati a far lievitare il costo del servizio del debito di un Paese che solo quest’anno deve ricollocare oltre 270 miliardi di euro di titoli pubblici che giungono a scadenza. Bruxelles chiede una piccola manovra di correzione entro l’estate ed esprime fiducia sulle prospettive dell’Italia. Ma anche in questo caso gli eurocrati mentono, poiché sanno che la camicia di forza dell’euro impedisce una vigorosa ripresa e senza un rilancio economico i conti pubblici del Bel Paese e i bilanci delle banche italiane non migliorano e sanno pure che i conti pubblici dell’Italia sono sempre più fuori controllo.

A gravare sul futuro dell’euro vi è poi la crescente insoddisfazione sociale che è destinata a manifestarsi in un no all’Europa nelle prossime elezioni. Sapendo discernere tra menzogne degli eurocrati e verità, si capisce che l’uscita di Angela Merkel sull’Europa a più velocità non è stato uno scivolone, ma il riconoscimento che il progetto di Unione monetaria europea è fallito e che non si può più andare avanti così. Quindi, come prevede, Tede Malloch, prossimo ambasciatore americano a Bruxelles, nel giro di un anno e mezzo si deciderà sulla continuazione dell’esistenza dell’euro.

Alfonso Tuor  – –  ticinonews.ch