Islamizzazione in Europa: il caso della sparizione delle donne

di Judith Bergman

Pezzo in lingua originale inglese: Europe: The Case of the Vanishing Women
Traduzioni di Angelita La Spada  per  it.gatestoneinstitute.org

  • “È meglio aspettare fuori. Ci sono uomini qui dentro (…) In questo bar, non c’è eterogeneità.” – Un cliente di un locale di Sevran, all’emittente tv France 2.
  • “In questo caffè non c’è promiscuità. Siamo a Sevran e non a Parigi. Qui c’è un’altra mentalità. È come tornare a casa.” – Un altro avventore di un locale di Sevran, all’emittente tv France 2.
  • Le donne sembrano “essere state cancellate” dai caffè e dalle strade. “Così ora per evitare le minacce e di subire pressioni, si censurano da sole e stanno zitte.” – Caroline Sinz, giornalista dell’emittente televisiva France 2.
  • Questa islamizzazione è stata alimentata e rafforzata dagli ingenti investimenti fatti in Francia dal Qatar – in particolare nelle moschee – e che attualmente ammontano a circa 22 miliardi di dollari.
  • “C’è una forma di moralità distorta, spesso esercitata da gruppi di minoranza su una maggioranza e che fa sì che lo spazio pubblico, che dovrebbe appartenere tanto agli uomini quanto alle donne, sia precluso alle donne.” – Pascale Boistard ex ministra francese per i Diritti delle donne.
  • I ministri francesi fingono di essere sorpresi e indignati del fatto che le donne di questi sobborghi abbiamo finito per cedere all’incessante terrorismo psicologico perpetrato contro di loro e siano sparite dalle strade.

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Secondo un video ripreso con una telecamera nascosta e trasmesso di recente dall’emittente televisiva France 2, le donne sono letteralmente sparite dai caffè e dai bar di alcuni quartieri periferici musulmani della Francia. Il filmato mostra Nadia Remadna e Aziza Sayah, due attiviste del gruppo La Brigade des Mères (La Brigata delle Madri), che entrano in un caffè del sobborgo parigino di Sevran, dove sono accolte con sorpresa e ostilità dai clienti esclusivamente uomini. E uno di questi dice loro: “È meglio aspettare fuori. Ci sono uomini qui dentro (…) In questo bar, non c’è eterogeneità”.

Un altro avventore si rivolge alle due donne dicendo: “In questo caffè non c’è promiscuità. Siamo a Sevran e non a Parigi. Qui c’è un’altra mentalità. È come tornare a casa”.

In un sobborgo di Lione, la giornalista dell’emittente tv France 2, Caroline Sinz ha parlato con una ragazza che le ha raccontato che ha paura di uscire di casa, indossa abiti larghi e non si trucca per evitare di essere presa di mira dagli uomini musulmani del quartiere.

Nelle parole della Sinz, le donne sembrano “essere state cancellate” dai caffè e dalle strade. La giornalista spiega poi che le donne di questi quartieri erano solite protestare contro lo statu quo ma ora:

“Hanno paura, hanno già fatto sentire la loro voce in numerose città e sono state insultate e aggredite. (…) Così adesso per evitare le minacce e di subire pressioni, si censurano da sole e stanno zitte.

Axelle Lemaire, ministro per gli Affari digitali e il primo funzionario governativo a commentare il video, ha detto che dal reportage sarebbe emerso un “intollerabile” e “illecito” caso di “discriminazione contro le donne”. Ha comunque aggiunto che non è una questione di religione e ha affermato che le comunità musulmane francesi non possono essere colpevolizzate.

Il commento della Lemaire sulla religione rivela, ancora una volta, l’ostinata ignoranza mostrata da molti membri dell’establishment europeo nel rifiuto di occuparsi dei problemi dell’islamizzazione. Sevran fa parte del dipartimento della Seine-Saint-Denis, una zona abitata da più di 600.000 musulmani, su una popolazione di 1,4 milioni di abitanti. Già nel 2011, un’inchiesta condotta dallo stimatissimo politologo ed esperto di Islam Gilles Kepel, intitolata “Banlieue de la République“, mostrava che Seine-Saint-Denis e altre banlieue erano diventate delle società islamiche parallele, sempre più tagliate fuori dal resto della società francese. Il fatto che le donne ora siano sparite dalle strade di Sevran è strettamente collegato all’islamizzazione di queste società.

L’islamizzazione è stata alimentata e rafforzata dagli ingenti investimenti fatti in Francia dal Qatar – in particolare nelle moschee – e che attualmente ammontano a circa 22 miliardi di dollari. Investire nelle moschee è il modo in cui il Qatar diffonderebbe il wahhabismo/salafismo – una forma particolarmente radicale di Islam – in tutto il mondo.

La legge islamica della sharia è abbastanza chiara sul ruolo della donna nell’Islam. I politici francesi farebbero bene ad aprire un Corano prima di dire che i recenti avvenimenti “non hanno niente a che fare con l’Islam”. Il Corano dice che una donna deve obbedire ciecamente al marito [Corano 4:34][1] e che il suo ruolo è in casa, dove dovrebbe preferibilmente stare, a meno che non abbia mansioni legittime da svolgere fuori dalle mura domestiche [Corano 33:33].[2] Nei paesi in cui la sharia è la legge dello Stato, come in Arabia Saudita, una donna non può uscire di casa senza il permesso del marito.

Visto il ruolo servile delle donne nella sharia, è solo un’evoluzione naturale il fatto che questi quartieri periferici francesi, che sono diventati islamizzati e in cui la legge islamica è tenuta in grande considerazione, ora assomiglino all’Arabia Saudita. Gli effetti cumulativi dell’islamizzazione, finanziati con il denaro e l’influenza del Qatar, potrebbero sorprendere solo quelle élites politiche e culturali che si rifiutano ostinatamente di prendere atto della realtà e affrontarla.

Un altro politico francese, l’ex ministro del Lavoro Eric Woerth ha detto che il filmato “è una stilettata al cuore della Repubblica. Il cuore della Repubblica è la parità tra uomini e donne”. Ma questa appassionata dichiarazione di “liberté, égalité, fraternité” non è un po’ tardiva’? Dove sono stati questi politici? Un anno fa, Pascale Boistard, che è stata ministra francese per i Diritti delle donne, dichiarò in un’intervista:

Ci sono zone del nostro territorio dove le donne non sono accettate, dove non sono rispettate e dove sono praticamente costrette ad accettare questo fatto come se fosse un inconveniente della vita quotidiana. E tutti sembrano trovare questo più o meno normale. (…) In molti quartieri, le donne sono relegate in determinati spazi (l’atrio, l’uscita dalla scuola…) e sono praticamente assenti in altri, come i luoghi sportivi o quelli di svago. È normale che in alcuni posti non si trovi nemmeno una donna nei caffè? C’è una forma di moralità distorta, spesso esercitata da gruppi di minoranza su una maggioranza e che fa sì che lo spazio pubblico, che dovrebbe appartenere tanto agli uomini quanto alle donne, sia precluso alle donne“.

La subordinazione, l’umiliazione e l’intimidazione delle donne nei sobborghi vanno avanti da decenni, proprio sotto il naso di quei politici che affermano di preoccuparsi dei diritti delle donne e del “cuore della Repubblica”, ma preferiscono vivere nell’ignoranza. Nel 2002, la compianta autrice di Dans l’enfer des tournantes (Via dall’inferno), Samira Bellil, ha raccontato come la sua vita da adolescente nella banlieue parigina alla fine degli anni Ottanta sia stata un vero inferno, come il titolo lascia intendere. In un articolo apparso sulla rivista Time nel 2002, la scrittrice ha detto: “Dal momento in cui una ragazza esce di casa, i giovani [musulmani] credono di avere il diritto di giudicarla e trattarla in modo diverso. In casi estremi, questo porta a violenze e aggressioni”. La Bellil è stata stuprata in gruppo più volte da giovani musulmani che conosceva e che l’avevano presa di mira perché “ogni ragazza del quartiere che fuma, si trucca o indossa abiti che attraggono l’attenzione è una puttana”. Nell’articolo inoltre si legge:

“La polizia è riluttante a pattugliare le zone per il timore di violenze. Risultato: in molte banlieue la civiltà e l’ordine pubblico non esistono e bande di giovani musulmani pensano di poter aggredire impunemente le donne…”.

Questo accadeva quindici anni fa.

Nello stesso articolo, il Time ha intervistato Fadela Amara, leader dell’organizzazione Ni Putes ni Soumise (“Né puttane né sottomesse”) che si batte affinché le donne possano vivere una normale vita moderna. Amara ha detto che dal 1992 le donne delle periferie francesi hanno a che fare con l’estesa influenza del fondamentalismo islamico:

“Negli ultimi dieci anni, la condizione delle donne nelle banlieue è peggiorata drasticamente. (…) Si registra un aumento degli insulti contro le giovani donne in jeans, dei matrimoni forzati o combinati dalle famiglie, sempre più ragazze sono costrette a lasciare la scuola e assistiamo anche a una maggiore incidenza della poligamia.

Quindici anni dopo, i ministri francesi fingono di essere sorpresi e indignati del fatto che le donne di questi sobborghi abbiamo finito per cedere all’incessante terrorismo psicologico perpetrato contro di loro e siano sparite dalle strade.

Judith Bergman è avvocato, scrittrice, editorialista, e analista politica.


[1] Corano 4:34: “Gli uomini sono preposti alle donne, a causa della preferenza che Allah concede agli uni rispetto alle altre e perché spendono [per esse] i loro beni. Le [donne] virtuose sono le devote, che proteggono nel segreto quello che Allah ha preservato. Ammonite quelle di cui temete l’insubordinazione, lasciatele sole nei loro letti, battetele. Se poi vi obbediscono, non fate più nulla contro di esse.

[2] Rimanete con dignità nelle vostre case e non mostratevi come era costume ai tempi dell’ignoranza. Eseguite l’orazione, pagate la decima ed obbedite ad Allah e al Suo Inviato. O gente della casa [del Profeta], Allah non vuole altro che allontanare da voi ogni sozzura e rendervi del tutto puri.

2 thoughts on “Islamizzazione in Europa: il caso della sparizione delle donne

  1. I sinistri pro immigrazione come Lilli Gruber farebbero bene a leggere il Corano e prendere atto di come stanno le cose.Altrimenti on la politica dello struzzo finiremo con la gola tagliata.

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