Un sistema economico deviato che viola la Costituzione e uccide i deboli

 

UN SISTEMA ECONOMICO DEVIATO
(che viola palesemente la Costituzione italiana rendendo più forti i forti e uccidendo i deboli)

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Non può sfuggire ad alcuno che nello spazio di cinque giorni del mese di gennaio 2017 si sono verificati per l’Italia avvenimenti che ledono fortemente la sua sovranità e la conducono a una sicura morte dal punto di vista economico.

1) La Commissione europea boccia il nostro bilancio e ci impone di trovare entro il primo febbraio 3,4 miliardi di euro per correggere i nostri conti, e puntualmente arriva “la letterina” della Commissione che ci obbliga a tale correzione, pena una nuova procedura di infrazione

2) un’agenzia di rating canadese toglie all’Italia l’ultima A, facendo in modo che il nostro Paese sia classificato con tripla B, costringendoci a pagare per i prestiti della BCE, una maggiorazione media intorno all’8% il cui risultato sarà una necessità aggiuntiva di collaterale fino a 14 miliardi (Reuters)

3) la Fiat FCA, per bocca del suo Amministratore Delegato, promette a Trump investimenti per duemila posti di lavoro negli Stati Uniti, dimenticando che la Fiat è nata in Italia, ha utilizzato i lavoratori e gli ingegni italiani, ed ha fruito di enormi contributi da parte dello Stato italiano

4) il Fondo Monetario Internazionale modifica al ribasso la stima di crescita italiana dallo 0,9 allo 0,7% per il 2017.

Tutto questo mentre la Germania, con la vigilanza opaca della Commissione europea, viola i trattati e non dichiara tutto il suo surplus commerciale, fatto rilevantissimo per assicurare l’equilibrio economico tra gli Stati dell’Unione europea.

E’ mai possibile che ci facciamo condurre a morte senza reagire contro un sistema economico che evita di proposito la redistribuzione della ricchezza, accentrandola nelle mani di pochi (singoli o nazioni)?

E’ indilazionabile, dunque, riscrivere almeno i Trattati di Maastricht e di Lisbona, pena la perdita dell’intero territorio italiano e la fine del suo stato sociale.

Paolo Maddalena