BRINDISI, 10 GEN – Dopo la serie di scarcerazioni, decise dal Tribunale del Riesame di Lecce per una trentina di indagati del Brindisino per mafia, droga e armi, arriva un analogo provvedimento anche per Carlo Solazzo, il presunto killer di Antonio Presta, 29enne figlio di un collaboratore di giustizia, ucciso il 5 settembre del 2012. Il Riesame di Lecce ha accolto il ricorso del legale, Stefano Prontera, che come gli altri aveva sollevato una questione sulla carenza di motivazione autonoma dell’ordinanza del gip Vincenzo Brancato. Oltre che per Carlo Solazzo l’ordinanza di custodia cautelare, che era stata eseguita il 12 dicembre scorso, nei confronti di altre 57 persone, è stata annullata anche per il fratello Pietro e per altri due indagati: Umberto Nicoletti e Floriano Chirivì.
I fatti e gli interrogatori – 15 dicembre 2016 – brindisireport.it
Gli interrogatori di garanzia si sono svolti questa mattina nel carcere di Borgo San Nicola, alle porte del capoluogo salentino, di fronte al giudice per le indagini preliminari Vincenzo Brancato che ha firmato l’ordinanza di custodia cautelare, accogliendo in pieno la richiesta dei magistrati della Direzione Distrettuale Antimafia, sulla base di elementi definiti gravi indizi di colpevolezza dalle intercettazioni ambientali, nelle auto di alcuni degli indagati considerate alla stregua di confessioni.
Come nel caso dell’omicidio perché a parlare, in alcune conversazioni, è stato lo stesso Solazzo. Ci sono, inoltre, i verbali dei pentiti da Ercole Penna a Francesco Gravina, alias il Gabibbo, sino ad arrivare all’ultimo, Sandro Campana. Carlo Solazzo, difeso dall’avvocato Stefano Prontera, è per la Dda l’indagato principale dell’inchiesta essendo ritenuto l’esecutore materiale dell’omicidio Presta avvenuto il 5 settembre 2012. L’autista che lo accompagnato in via Tobagi, di fronte alla sala giochi, e che gli ha garantito la via di fuga non è stato ancora identificato. Era alla guida di una Lancia Delta di colore bianco.
Antonio Presta, come già evidenziò il risultato dell’autopsia, morì “a causa di un violentissimo trauma cranico”: venne prima raggiunto da “numerosi colpi di pistola calibro 38”, poi finito con il calcio di un fucile calibro 12 che, stando alla ricostruzione, si sarebbe inceppato. In tal senso ha deposto un testimone oculare, Sergio Dell’Anna, a sua volta arrestato nello stesso blitz, il quale ha prima riferito la dinamica, per poi riferire ai magistrati di aver saputo del nome del killer da altri.
Per l’omicidio, sono state contestate a Solazzo le aggravanti della premeditazione, “avendo organizzato l’agguato”, e dell’agevolazione “dell’attività della frangia della Scu operante a San Donaci e Cellino, a cui apparteneva”. Quanto al movente, l’accusa sostiene che Presta lo aveva “sfidato nel ruolo di vertice, entrando in contrasto nella gestione del traffico di sostanze stupefacenti, essendo per di più il figlio di Gianfranco, collaboratore di giustizia”. […]
“