A Potenza, dato che Natale è passato (e non certo per le polemiche suscitate) è stato rimosso il presepe filo-islamico e immigrazionista, involgarito da slogan razzisti, come “Viva la razza bianca” o “fuori gli stranirti”. Sulla tenda beduina, che sostituiva la classica stalla, troneggiava l’agnostico slogan della carboneria finanziaria e mondialista «Costruiamo ponti non muri».
Il subdolo villaggio pretende di denunciare i cristiani, ossia i personaggi del vero presepe, i quali sarebbero verosimilmente costruttori di muri e razzisti, come evidenziano le scritte decorative
Ne abbiamo ampiamente parlato in due articoli:
A Potenza il presepe islamico: Madonna col burqa sposata con Mustafa di Carlo di Pietro
A Potenza il Presepe col burqa di Marialuisa Bonomo, la quale ha giustamente ricordato all’ignaro parroco immigrofilo: “Non c’è nulla in comune tra il cristianesimo e l’islam. Nel Corano Allah prescrive che ebrei e
cristiani devono essere uccisi.”
Il prete giustifica il teatrino islamico in nome di una presunta apertura verso altre culture: “Non possiamo far coincidere il Natale con il presepe napoletano”, dice. “Questa è la nostra tradizione, non quella di tutta la chiesa universale. Le polemiche sono basate sul falso di chi ha letto male, partite da una lettura da ignoranti”
Un’apostatica sovversione dei valori con ottusa negazione del dato storico. Bisognerebbe ricordare al “prete islamista” dice Carlo Di Pietro – che quando i cristiani morivano martiri per Dio, portando vera libertà, solidarietà, antirazzismo, civiltà, benessere, cultura, progresso, scienza, arte e bellezza in tutto il mondo conosciuto, i suoi stimati maomettani tagliavano teste, depredavano, stupravano, torturavano animali per tradizione, avevano gli schiavi, i matrimoni pedofili, la donna “capra-oggetto”, negavano il progresso scientifico e demonizzavano gli artisti. Credenze ed atteggiamenti molto diffusi ancora oggi, prescritti apertamente dal Corano