Mentre prosegue la caccia al 24enne tunisino sospettato dell’attentato di lunedì scorso a Berlino, le autorità tedesche sono finite sotto accusa perchè erano al corrente del fatto che l’uomo, a cui era stata respinta la richiesta di asilo, era stato identificato come un islamista potenzialmente pericoloso, tanto che era stato sorvegliato fino allo scorso settembre.La polizia tedesca ha lanciato cotro Anis Amri una caccia all’uomo in tutta Europa, offrendo una ricompensa di 100.000 euro a chiunque offra informazioni utili al suo arresto, ammonendo che l’uomo “potrebbe essere violento e armato”.
Il portafogli e i documenti dell’uomo sono stati rinvenuti sul tir con cui lunedì sera si è scagliato sulla folla di un mercatino di Natale a Berlino, uccidendo 11 persone. La dodicesima vittima è stato il conducente polacco del tir. Altre 24 persone sono ancora ricoverate in ospedale, 14 delle quali con ferite gravi.La Sueddeutsche Zeitung ha criticato la polizia per aver perso tempo, subito dopo l’attentato, con un 23enne pachistano, rilasciato martedì sera: “Ce n’è voluto di tempo prima che la polizia federale si occupasse di Amri come sospetto“.Amri era noto alla polizia, al centro di lotta al terrorismo e alla procura: per quasi tutto il 2016 è stato infatti monitorato a Berlino perchè sospettato di preparare una rapina per finanziare l’acquisto di armi automatiche e un attentato. L’indagine era però stata abbandonata a settembre per mancanza di prove. Nonostante i sospetti, anche di legami con predicatori salafiti, l’uomo era stato lasciato in libertà per mancanza di prove: “Le autorità lo avevano nel mirino e lui è riuscito a dileguarsi”, ha scritto Der Spiegel. (fonte Afp)