LECCE – Morire per una emorragia nel 2016: è accaduto ad un 37enne della provincia di Lecce deceduto perchè sia all’ospedale Vito Fazzi di Lecce che al Perrino di Brindisi l’angiografo, uno strumento che avrebbe potuto salvargli la vita, non era funzionante.
A sollevare la vicenda Luigi Manca, medico e consigliere regionale per i Conservatori e Riformisti di Raffaele Fitto. Manca, vice presidente della commissione regionale sanità, aggiunge: “Una giovane vita stroncata non per negligenza dei medici, che spesso non vengono messi nelle condizioni di lavorare in modo efficiente, ma da quei livelli assistenziali che, appunto, vengono garantiti solo sulla carta”.
Sulla vicenda, si allunga l’ombra della malasanità: l’angiografo in uso all’ospedale Vito Fazzi, con il quale avrebbe dovuto essere effettuato un esame specifico, era fuori uso da ben un mese, ma i soccorritori ne hanno trovato uno disponibile e funzionante solo all’ospedale Perrino di Brindisi, a quasi 40 chilometri di distanza, ma lo strumento è andato in tilt non appena il 37enne è arrivato nel nosocomio pugliese.
Sulla vicenda ha annunciato l’apertura di un’inchiesta sia da parte della Asl di Lecce che di Brindisi per capire come mai due angiografi fossero non funzionanti in due tra gli ospedali più importanti del sud della Puglia.