Cosa succede se il capo dello Stato Sergio Mattarella scioglie le Camere per il voto anticipato? Semplice: ben 608 tra deputati e senatori perderebbero non solo la poltrona ma anche i contributi versati come parlamentari. Sono “in pericolo” le posizioni dei parlamentari alla prima esperienza, in particolare 417 deputati sui 630 totali alla Camera e 191 su 315 al Senato. In totale, ben 608 su 945.
A pensar male degli altri si fa peccato ma spesso si indovina, diceva Giulio Andreotti. E allora pensiamo male: la speranza degli onorevoli è di ritardare l’appuntamento col voto prolungando così la legislatura fino a settembre 2017.
L’assegno della pensione, infatti, scatta per loro solo se rimangono in carica almeno quattro anni, sei mesi e un giorno, una soglia minima fissata dal regolamento in vigore dal primo gennaio del 2012 (si tratta di un provvedimento del governo Monti). Ecco perché deputati e senatori alla prima legislatura sperano di restare in carica fino a settembre 2017, quando appunto scatterebbe la pensione.
I seicento “a rischio” appartengono a tutte le forze politiche, ma sono soprattutto grillini, ex Movimento 5 stelle, appartenenti al Gruppo Misto e 209 del Partito democratico. I versamenti dei parlamentari sono trattati come gestione separata e non si possono né ricongiungere ad altri profili previdenziali né riscattare, per cui se non si maturano i requisiti stabiliti dal governo Monti andranno irrimediabilmente perduti. Il diritto a ricevere il trattamento pensionistico ormai si matura solo al conseguimento di un duplice requisito, anagrafico e contributivo: il parlamentare ha diritto al vitalizio solo dopo avere svolto il mandato per almeno quattro anni e mezzo e una volta compiuti 65 anni di età. Per ogni anno di mandato oltre il quinto, il requisito anagrafico è diminuito di un anno sino al minimo di 60 anni.
Violetto Gorrasi per today.it
ho Bravi M/,,, e’ affermato “fino prova contraria; dei problemi Italiani passano in secondo ordine ,!!!