La polizia del Kosovo ha reso noto di avere sventato attacchi simultanei da parte dell’Isis, incluso uno contro la nazionale di calcio israeliana. In arresto sono finite 18 persone, altre sei sono state fermate tra Albania e Macedonia. La polizia dice di avere trovato esplosivi e inneschi. tgcom24
L’Arabia Saudita ha trasformato il Kosovo in un covo di jihadisti
Tutto è iniziato nel 1999, quando il paese è diventato indipendente dopo la guerra contro la Serbia. A quel tempo, quando le truppe USA e i rappresentanti delle Nazioni Unite amministravano il territorio e si occupavano della sicurezza, arrivavano fondi provenienti da Arabia Saudita, da enti di beneficenza, o da privati che hanno finanziato la promozione wahhabismo, un’interpretazione radicale dell’Islam.
In quindici anni, questo denaro è stato utilizzato per la costruzione di 240 moschee in cui si fanno discorsi pro-jihad. Inoltre sono state instituite centinaia di borse di studio che hanno aiutato i kosovari a studiare in Arabia Saudita. Gli imam che sono stati indottrinati sono tornati in patria con una visione molto rigorosa dell’islam. Nei villaggi dove insegnano, le giovani donne hanno cominciato a rifiutare di parlare con i membri maschi della famiglia e i giovani uomini sono partiti per fare il jihad in Siria.
Intervistato dal New York Times, un imam che critica influenza saudita spiega:
“La prima cosa che fanno i wahabiti è quella di arruolare i membri della nostra comunità che interpretano l’Islam tradizionalmente praticato in Kosovo per generazioni, e cercare di tenerli lontani da questa interpretazione. Una volta che hanno tolto la congregazione tradizionale, cominciano a bombardarli con idee estremiste”