Se l’integrazione diventa sostituzione. Il credo di Stato è l’accoglienza incondizionata, sempre più lontana da una sostenibile forma di solidarietà.
Nella regione guidata dalla dem Debora Serracchiani, il Friuli Venezia Giulia, si attivano i corsi preparto per le donne arrivate clandestinamente in Italia. La regione ha concesso all’Ambito socio-assistenziale di Tarcento (Udine) 51mila euro per un progetto culturale che rientra nel Programma immigrazione 2016. Progetto che mira all’integrazione degli immigrati con «attività informative e laboratoriali in cui la musica funge da elemento di condivisione». Dell’intera cifra, 18.788 Euro sono stati impegnati dal Comune di Tarcento in favore dell’associazione La linea armonica per «attività laboratoriali musicali e servizi accessori per favorire l’integrazione sociale di minori e famiglie stranieri nei contesti di vita quotidiana». Tra le iniziative principali ecco spuntare i corsi preparto «Nascere cantando» che prevedono «interventi di sensibilizzazione sul significato della musica in gravidanza e sull’uso di suoni, conte e filastrocche nell’ambito della relazione mamma bambino», così come si legge nel provvedimento.
«È grazie ad alcune scelte amministrative precise e alla giunta del sindaco Steccati che l’Ambito socio sanitario ha avuto accesso al piano regionale immigrazione 2016. Nello stesso Ambito socio sanitario friulano, contestualmente, molti italiani che avevano fatto domanda per avere accesso ai contributi regionali per la grave indigenza in cui versavano, si sono visti togliere il contributo previsto da sotto gli occhi», dice Riccardo Prisciano, consigliere comunale di Tarcento in quota Fratelli d’Italia Alleanza nazionale.
Se da un lato, quindi, si trovano i fondi persino per i corsi preparto, dall’altro spariscono quelli destinati all’assistenza dei cittadini italiani. È la storia di M.P. un’italiana di 45 anni, residente nell’Ambito socio-assistenziale di Tarcento, invalida e disoccupata da 5 anni, sposata con G.P., italiano anch’egli invalido e disoccupato da 9 anni: «Non abbiamo lavoro e dobbiamo pagare 450 euro al mese di affitto, le bollette e trovare qualche soldo per mangiare. Io e mio marito ci siamo rivolti agli assistenti sociali in cerca di aiuto; mi hanno fatto partecipare a un bando regionale che prevedeva un contributo di 400 euro al mese, versati ogni 2 mesi, e contestualmente l’inserimento in un progetto di avviamento al lavoro attraverso l’Ufficio di collocamento. Qualche giorno fa, gli assistenti sociali mi hanno notificato una lettera nella quale mi informavano che i contributi regionali erano stati tagliati oltre della metà. Ma a noi italiani chi ci pensa?». La domanda della signora M.P., si legge sulla lettera: «È stata accolta con riserva in quanto l’attuale indisponibilità dei fondi assegnati a questo Ente da parte della Regione non permette la concessione e la successiva liquidazione della misura».
«È inaccettabile questo modo di amministrare le risorse regionali: stiamo parlando di nostri connazionali invalidi, disoccupati – prosegue Prisciano – i pochi fondi arrivati dalla Regione sono stati destinati agli immigrati perché hanno più figli, a discapito dei connazionali». Agli italiani chi ci pensa?
Emanuele Ricci – – IL GIORNALE