Enrico ha 34 anni, è invalido al 75% a causa di un ematoma sul nervo ottico che è spuntato in seguito a una brutta caduta dall’alto che lo mandò in coma ed è solo al mondo: i genitori, la sua unica famiglia sono infatti morti entrambi. Vive e dorme dentro un’auto bianca, parcheggiata dalle parti di via Canova, da dove si sforza di trovare un lavoretto part-time che possa permettergli di arrotondare l’assegno di invalidità (che si aggira sui 250-260 euro al mese) e arrivare così a una stanzuccia tutta sua, a comprarsi un paio di scarpe adatte alla stagione, qualche medicina. Sì, perché, nonostante qualcuno dica che con 250-260 euro “si campa”, no, ribatte lui, “si sopravvive e a stento”.
C’è un altro ragazzo, che abita da quelle parti, e che ha anche lui 34 anni. Si chiama Fabrizio, si occupa di traslochi e , come racconta a Stamp “col mio lavoro di situazioni penose ne vedo tante”. Però, quel ragazzo della sua età abbandonato in strada, senza più nessuno che si occupi di lui neppure per dargli il buongiorno o la buonasera, il cui mondo si racchiude all’abitacolo di una macchina, non lo lascia indifferente. Non può evitare di pensare a lui, anzi, si fa la fatidica domanda: “E se fossi io, nelle sue condizioni, e nessuno mi aiutasse, che farei?”.(…)
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