Le Pussy Riot, protagoniste dell’orgia al museo di Mosca (una di loro era incinta di 9 mesi) si scatenano contro Donald Trump. La banda orgiastica russa, simbolo della protesta contro il leader di Mosca Vladimir Putin ha preso di mira l’aspirante repubblicano alla Casa Bianca. In un video intitolato “Make America Great Again” – richiamo al motto della campagna del candidato repubblicano alle elezioni presidenziali dell’8 novembre prossimo – la band presenta un mondo inquietante in cui è il miliardario di New York ad aggiudicarsi la Casa Bianca.
Dove potevano approdare questi squallidi soggetti? Ovviamente sono state ricevute con tutti gli onori al Parlamento UE che le ha anche candidate al Premio Sakharov, offendendone la memoria
Ma torniamo al video.
Per Pussy Riot, si tratta del terzo video diffuso nella settimana in corso (gli erano intitolati “Organs” e “Straight Outta Vaginas”). Nell’ultimo video si fa la parodia di una rete tv parte della galassia Trump in cui si annuncia “con piacere” la vittoria del “miliardario e favorito da tutti” contro Hillary Clinton. “Niente più musulmani. Niente più messicani”, grida entusiasta la presentatrice. Peccato che mentre lei parla con toni celebratori vadano in onda immagini di violenza alternati con le dichiarazioni di Trump sul tema. Poi una delle Pussy Riot viene portata in una stazione di polizia e siccome non è americana viene marchiata a caldo sulla mano con la parola “outsider”. La presentatrice continua: “Niente più seni piccoli”. A quel punto si vedono i poliziotti spogliare un’altra Pussy Riot davanti a un tabellone raffigurante il corpo stilizzato di una donna con i seni e i fianchi giusti. La taglia della donna non è giusta? Allora viene marchiata con la parola “Fat Pig”, chiaro riferimento al nomigliolo con cui Trump aveva chiamato ‘Miss Piggy’ la Miss Universo nel 1996 rappresentando il Venezuela perché era ingrassata: si tratta di Alicia Machado, la cui storia è stata usata da Clinton nel primo dibattito presidenziale proprio per attaccare il rivale e le sue abitudini sessiste contro le donne.Il marchio “Pervertita” viene riservato per la donna che non rispetta i canoni di una famiglia tradizionale e un altro ancora (“Lei ha fatto un aborto”) per chi ha scelto una interruzione di gravidanza, poi uccisa con gusto dagli agenti di polizia.
A marzo tre componenti del gruppo sono state arrestate con l’accusa di vandalismo e ad aprile 2012 Amnesty International (chi se no?) ha considerato le ragazze “prigioniere di coscienza”.