…Credo che dovranno essere riviste le politiche urbanistiche, scrive Achille Colombo Clerici, presidente Assoedilizia, in un dettagliato articolo su unicasa
Bisognerà, in altre parole, provvedere a nuove costruzioni che andranno a incidere su un territorio già abbondantemente antropizzato mentre il 40% è inutilizzabile perché montuoso.
Non si può chiudere la porta alla politica dell’accoglienza: per questioni umanitarie e per mantenere l’equilibrio internazionale che presidia la pace durevole. Il problema dell’immigrazione forzosa è e sarà il problema del nostro tempo.
L’Italia è un Paese particolarmente sensibile a questa problematica perchè è il Paese di primo approdo dopo la chiusura della “rotta Balcanica”, e perchè, come abbiamo documentato, presenta una situazione territoriale particolarmente sfavorevole. Siamo insomma tra l’incudine (dell’accoglienza) e il martello (della scarsità di risorsa-suolo). E continuiamo a praticare una politica per compartimenti stagni.
Per fare un esempio, nel Disegno di legge sul consumo dei suoli, attualmente all’esame del Parlamento, non c’e’ traccia di una riflessione sul tema delle prospettive di mutamento del quadro sociale conseguente al fenomeno migratorio.
L’obiettivo è quello di ridurre, a livello nazionale, il consumo della superficie suscettibile di utilizzazione agricola, per arrivare ad azzerarlo completamente entro il 2050, in conformità a quanto stabilito dalla Commissione Europea. L’impegno è lodevole, ma la politica delle misure comportanti “tagli lineari” a livello generale nazionale, senza tener conto delle diversità locali, deve essere rivista se non vogliamo che il problema migratorio ci scoppi tra le mani.
Ci vuol altro che la rigenerazione urbana per fronteggiarlo.
Occorre dunque distinguere tra regione e regione e c’è bisogno di piani nazionali volti a coordinare meccanismi virtuosi per far interagire accoglienza e integrazione, anche ai fini dell’inserimento lavorativo degli immigrati accolti.
Un’attenzione particolare andrà riservata alle zone e alle aree di dinamico sviluppo urbano-economico rappresentate, al Nord, dalle direttrici Milano-Venezia e Milano-Bologna.
Su queste, destinate a diventare un’unica megalopoli, andranno previsti insediamenti specifici (strutture abitative funzionali agli insediamenti produttivi esistenti e di nuova formazione) per uscire dalla politica emergenziale che si fonda sulle misure tampone basate sulla ricerca della tal caserma in disuso o della casa di riposo abbandonata, collocate nei posti più disparati (da Milano, a Capalbio, a Ischia) per ospitare momentaneamente i rifugiati.