Ragusa – Veronica Panarello condannata a 30 anni di carcere. Secondo il gup di Ragusa, Andrea Reale, ha ucciso il figlio Loris Stival il 29 novembre 2014 a Santa Croce Camerina. E’ stata quindi accolta la richiesta della Procura che aveva contestato alla donna, che il primo novembre compirà 28 anni, i reati di omicidio volontario e occultamento di cadavere.
La sentenza è giunta dopo circa quattro ore di camera di consiglio e non riconosce le aggravanti della premeditazione e delle sevizie chieste dal pm. E’ stata poi stabilita una provvisionale di 250 mila euro per il marito Davide Stival, 100 mila euro per il secondo figlio.
Alla lettura della sentenza Veronica è scoppiata in lacrime. “Veronica Panarello ha pianto e continua a piangere: non accetta questa sentenza perché non si ritiene colpevole. Non la può accettare perché continua a dirsi innocente”. Lo ha affermato l’avvocato Francesco Villardita, legale della donna condannata a 30 anni per avere ucciso il figlio Loris.
“Lei si ritiene non colpevole – aggiunge il penalista – e noi riteniamo che la prova oltre ogni ragionevole dubbio non è stata raccolta, quindi aspettiamo e vediamo quali sono le valutazioni del giudice oggi. Poi le sentenze si accettano o si impugnano”.
perizia psichiatrica
Veronica è descritta come “attenta” anche quando disperata racconta di come è morto il figlio, dettagliatamente, e appena finisce il racconto chiede di correggere il termine usato dai periti, “non cedevole”, ma “vulnerabile”. Racconta del rapporto con il suocero che aiuta facendo il bucato e pulendogli casa ma poi la sua attenzione è catturata dalle scarpe di due dei consulenti, comportamento che i periti definiscono “fuori luogo rispetto al contesto”.
Riferisce di avere ceduto alla relazione con Andrea Stival perché si sentiva incompresa dal marito e compresa invece dal suocero. Nel corso dei colloqui, i periti la dipingono attenta e collaborativa con buona memoria a breve e lungo termine; “l’attenzione sia spontanea sia provocata non subisce momenti di cedimento nel corso dei vari colloqui, partecipati sempre con presenza attiva e contrattuale. Non sono emersi, infatti, disturbi dell’attenzione, mantenutasi efficiente anche dopo ore di colloquio, come pure assenti sono apparsi disturbi della memoria, il cui esercizio le consente ricostruzioni del suo percorso di vita coerenti e dettagliate”. Insomma, Veronica è capace di “rivisitare criticamente gli avvenimenti prima durante e dopo l’evento omicidiario” e senza “tendenze alla falsificazione psicotica”. agi